Uno scherzo a un amico si è trasformato in un incubo. La storia di Fabrizio B. è buona per una serie tv grottesca, dal finale amaro. Non che lui abbia molta voglia di rivederla in video, probabilmente. È il Corriere della Sera a raccontarla. Dunque, Fabrizio, operaio, residente a Cremona, decide di fare uno scherzo a un amico, Stefano F.: chiama la De Agostini e lo abbona a Disney 313, il fumetto che parla di Paparino, della sua 313 e di Qui, Quo, Qua. Ora, quando l’amico riceva a casa la rivista fa denuncia contro ignoti perché lui l’abbonamento proprio non lo ha fatto e non vuole pagare. E qui inizia l’incubo di Fabrizio. Per risalire a lui ci vuole un attimo, basta controllare il numero di chi ha chiamato per fare l’abbonamento. Uno dice, si saranno chiariti tra amici. Macché. Stefano furibondo non si è fatto bastare i 1000 euro di risarcimento né il costo dell’abbonamento e tutto è finito davanti al giudice. Fabrizio accusato di sostituzione di persona. Cosa fa dunque l’autore di quello che il Corriere ha ribattezzato “lo scherzo di Paperino“? Cerca un avvocato con gratuito patrocinio perché i soldi per pagarne uno non ce l’ha. Patteggia 3 mesi di reclusione col gup, pensa sospesa. A Stefano, l’ex amico, dà 600 euro di spese legali. Finito? No. Quando Fabrizio ha compilato le schede per il gratuito patrocinio non ha messo uno dei suoi tre lavori da operaio. La Guardia di Finanza lo scopre e alè, si torna dal gup con l’accusa di avere falsificato l’autocertificazione. Con i tre lavori, infatti, niente diritto al difensore d’ufficio. Patteggiamento: 10 mesi ma addio pensa sospesa perché quella Fabrizio l’ha usata per lo scherzo a Stefano. Dopo che la Corte d’Appello di Brescia ha impugnato la sentenza davanti alla Cassazione e che quest’ultima ha rimandato il fascicolo a Cremona, riecco Fabrizio dal gup: 10 mesi, con l’avvocato Santo Maugeri che riesce a convertirli in lavori di pubblica utilità. “Da nove anni non mi do pace. E tutto per uno scherzo innocuo. Avevo risarcito Stefano, ma lui è andato avanti, questo mi dispiace”, si legge sul Corriere. Sono le parole di Fabrizio. E c’è davvero da capirlo.