In Ucraina i giornalisti continuano a morire sotto i colpi dell’esercito russo, e quelli in Russia continuano a finire arrestati se solo parlano di “guerra”. Ma Mosca rivendica il diritto di dire la sua in fatto di “pluralismo delle opinioni, l’inclusività, la libertà di parola e l’accesso all’informazione”. E s’infuria per essere stata esclusa dal forum per la Giornata mondiale della Libertà di stampa, che si celebra oggi in tutto il mondo, dal forum organizzato in Uruguay dall’Unesco, l’Agenzia delle Nazioni Unite di cui fa parte. La presa di posizione è ufficiale, fissata sulla pagina del Ministero degli Esteri, dove è stata anche prontamente pubblicata, con testi e video, l’intervista-monologo al ministro Lavrov “sulla tv italiana Mediaset”, che tante polemiche ha innescato. Proprio sull’informazione continua lo scontro tra Russia e Occidente, con il ministero che lamenta di essere stata esclusa dalle celebrazioni che si tengono dal 1993 alle Nazioni Unite per celebrare la libera stampa. Una nota, non firmata, apparsa oggi sul sito del dicastero di Lavrov esprime con malcelata ironia disappunto perché “sfortunatamente, la Russia non è stata autorizzata a partecipare all’evento di quest’anno”.

La nota accusa il segretario generale Audrey Azoulay di aver utilizzato un “pretesto inverosimile” per respingere le domande russe a nome degli organizzatori del Forum, che avevano come tema “l’impatto delle grandi aziende IT sul lavoro dei media, nonché per i discorsi di esperti nel tavole rotonde”. La nota riferisce che gli organizzatori hanno rifiuto il panel proposto da Mosca per “non conformità” ai requisiti del convegno e all’elenco dei relatori già formato. “Le proposte della parte russa sono state inviate in tempo e si adattano pienamente all’argomento principale dell’evento”, lamenta il ministero di Lavrov che punta il dito contro l’Unesco e una sua forma di partigianeria discriminante: “È ovvio – si legge – che il Segretariato dell’UNESCO ha seguito l’esempio di un gruppo di paesi noti e fortemente di parte che stanno promuovendo la politica di “cancellazione” della Russia nell’arena internazionale e mirano a ripulire il campo dell’informazione da punti di vista diversi dagli atteggiamenti ultraliberali dell’“Occidente collettivo”.

Così, mentre il direttore dell’Unesco sul sito ufficiale dell’Agenzia dell’ONU denunciava l’uccisione dei giornalisti Roman Nezhyborets e Zoreslav Zamoysky, i cui corpi sono stati trovati dai residenti delle località ucraine di Yahidne e Bucha, la Russia rivendicava di partecipare alla giornata sulla libera informazione. E usa il “caso” della sua esclusione come riprova delle giuste motivazioni dell’invasione come risposta a un occidente che vuole oscurare le giuste ragioni Russia. “Privando giornalisti e personaggi pubblici russi dell’opportunità di discutere questioni rilevanti per l’intera comunità internazionale, gli organizzatori minano la credibilità della conferenza come piattaforma per un dialogo imparziale e professionale. Trasformano il forum un tempo universale e autorevole in una “cabala” locale. Il suo risultato non avrà nulla a che fare con il concetto di Giornata mondiale della libertà di stampa e valori così importanti come il pluralismo delle opinioni, l’inclusività, la libertà di parola e l’accesso all’informazione”.

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