“Non vogliamo combattere con nessuno. La Russia non ha mai attaccato nessuno, ha solo difeso i suoi confini”. A farsi portavoce delle posizioni più estremiste della propaganda russa è ancora una volta Kirill, al secolo Vladimir Michajlovič Gundjaev, il patriarca ortodosso di Mosca che ha già fatto parlare di sè per alcune passate uscite borderline. A partire da quando, all’inizio della guerra, giustificò l’invasione dell’Ucraina come una “crociata” contro le nazioni che difendono i diritti degli omosessuali e stili di vita peccaminosi e contrari alla tradizione cristiana. O quando in seguito benedisse l’invasione dell’Ucraina durante una cerimonia religiosa, chiedendo a Dio di donare al popolo la “solidarietà e la capacità di respingere i nemici, sia interni che esterni”.
Ora la nuova discutibile sortita, che secondo il cardinale ex arcivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz – storico segretario di papa Giovanni Paolo II – farà da ostacolo alla mediazione faticosamente cercata dalla Chiesa cattolica: “La situazione non aiuta gli interventi papali. Quello che il Patriarca di Mosca ha detto è uno scandalo. Che noi, qui in Occidente, siamo tutti drogati, tutti omosessuali, è anche difficile sentire queste cose. L’unico santo è lui. Kirill non vuole neanche sentire” gli appelli del Papa, dice il porporato all’Ansa, precisando però di confidare nella “diplomazia vaticana che è una delle migliori al mondo”.
D’altra parte è stato lo stesso Francesco, nell’intervista concessa al direttore del Corriere della Sera, a raccontare la difficoltà personale di instaurare un dialogo con il patriarca: “Ho parlato con lui quaranta minuti via Zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto “di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi”. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo”, ha raccontato il pontefice.
Nelle ultime ore, poi, il Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato ha sostenuto che anche dietro l’evacuazione riuscita di 101 civili dall’acciaieria Azovstal, a Mariupol, c’è stata “la benedizione di Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia”. Sostenuto da questa benedizione, si legge sul sito del Patriarcato, “il metropolita Mitrofan di Horlovsky e Slavyansk, che è stato uno dei primi a incontrare queste persone, ha preso parte all’organizzazione dell’uscita dei civili. Molti di loro inizialmente avevano paura di lasciare lo stabilimento, ma la presenza di un gerarca ortodosso ha aiutato a superare questa paura: quando lo hanno visto, la gente ha deciso di evacuare”. Il comunicato ricorda che “la Chiesa ortodossa russa ha precedentemente partecipato allo scambio di prigionieri e ad altre azioni umanitarie nella regione”.