Il governo tedesco insiste: l’addestramento di soldati ucraini sul proprio territorio non rende la Germania parte del conflitto. Una perizia di dei servizi giuridici del Bundestag, però, lo contraddice. Anche se per il diritto internazionale la sola consegna di armi non implica un ingresso in guerra, l’addestramento di soldati ucraini può diventare problematico: a puntualizzarlo è il rapporto di 12 pagine dal titolo “Questioni giuridiche scaturenti dall’appoggio militare dell’Ucraina ad opera dei Paesi Nato, tra neutralità e partecipazione al conflitto”. Quando oltre alla consegna di armi si procede anche a dare istruzioni e all’addestramento al loro impiego, insomma, si lascia il campo sicuro della non belligeranza. Il documento è datato 16 marzo e precede le decisioni di Governo e Parlamento di consegnare armi pesanti all’Ucraina e formare i soldati di Kiev al loro impiego e manutenzione. Alla fine di aprile, il Pentagono aveva reso noto che soldati ucraini vengono già addestrati nelle basi statunitensi in Germania, con l’accordo, il coordinamento e l’organizzazione del governo di Berlino. La settimana scorsa, la ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht (Spd) ha affermato che le forze armate tedesche avrebbero coadiuvato l’addestramento di soldati ucraini all’uso di sistemi di artiglieria, ma pochi giorni dopo ha escluso alcun loro ruolo nella formazione all’uso dei blindati antiaerei Gepard che Berlino ha deciso di consegnare all’Ucraina, specificando che a occuparsene sarà l’industria bellica che li ricondiziona.

Il governo: “Non siamo in guerra” – A proposito del rapporto del Bundestag, il portavoce del Governo Steffen Hebestreit ha ammesso che la Cancelleria si “muove a più riprese in una difficile ponderazione” nell’appoggio all’Ucraina, ma è convinta di non aver ancora superato la linea rossa. “L’istruzione di soldati ucraini a sistemi d’arma in Germania non rappresenta ancora un ingresso in guerra”, dice. Sulla stessa linea la ministra Lambrecht: “Non ritengo che né l’addestramento, né la consegna di armi comportino l’ingresso in guerra; piuttosto daremmo un chiaro segnale se mandassimo soldati e soldatesse in Ucraina. Ma non lo faremo. Non accadrà”, assicura. Intervenendo giorni prima in un talk show della Zdf, il politico della Cdu Roderich Kiesewetter aveva invece sostenuto che – in base all’articolo 51 della Carta della Nazioni Unite sul diritto di autodifesa – la Germania non diventerebbe parte in conflitto neppure se inviasse dei militari in Ucraina a fronte di una richiesta di intervento. E l’ambasciatore di Kiev a Berlino, Andrij Melnyk, domenica ha detto alla Bild: “Per Putin la Germania è da tempo parte del conflitto”. In occasione del voto parlamentare che ha approvato la consegna di armi pesanti, la sinistra della Linke aveva già osservato che in questo modo la Germania sarebbe diventata parte del conflitto. “Il Governo pone tutta l’Europa ad un pericolo completamente incontrollabile”, ha attaccato Zaklin Nastic, capogruppo del partito in Commissione Difesa.

Scholz tra pacifisti e interventisti – In tutto questo Scholz è preso tra due fuochi: da una parte è attaccato dai leader di Cdu e Csu, Friedrich Merz e Markus Söder, per la sua titubanza nel decidere la spedizione di armamenti a Kiev. Dall’altra però deve confrontarsi anche con l’appello di 28 personalità per fermarne la consegna, sottoscritto in rete già da 140mila persone. Il Cancelliere ha respinto le accuse di temporeggiamento e, intervenendo a una manifestazione per il primo maggio a Düsseldorf, ha ribadito con convinzione l’appoggio all’Ucraina. Faticando però a sovrastare l’ondata di fischi e grida di “bugiardo” e “guerrafondaio” da parte di una minoranza di contestatori. A cui ha risposto: “Agli ucraini deve apparire cinico che gli venga detto che devono difendersi dall’aggressione di Putin senza armi. È fuori dal tempo!”. Lunedì il Cancelliere è apparso in prima serata in un’intervista alla Zdf per spiegare il proprio corso politico. “Ho sempre deciso rapidamente in accordo con gli alleati. Fin dall’inizio mandiamo armi piuttosto pericolose, valutando prima di ogni decisione che conseguenze hanno e se servono. Guidare un Paese non vuol dire seguire ogni persona che urla forte” ha rivendicato. Non sempre però ha dato risposte nette, e non ha chiarito se prenderà parte al G20 in Indonesia nel caso in cui ci sia anche il presidente russo Vladimir Putin.

“Accordo senza imposizioni all’Ucraina” – Lo scopo della Germania, riferisce Scholz, è che la Russia termini subito l’offensiva e ritiri le truppe: “La Russia non deve vincere e l’Ucraina non deve perdere”. La Germania, ha chiarito, non accetta neppure l’annessione russa della Crimea e le sanzioni resteranno in vigore finché non ci sarà un accordo senza imposizioni all’Ucraina. Incontrandosi a Berlino col premier Narendra Modi, il Cancelliere ha cercato di guadagnare anche l’appoggio dell’India contro Putin: finora Nuova Dehli aveva solo chiesto genericamente la fine degli scontri in Ucraina. Nella dichiarazione bilaterale comune, invece, i due capi di governo richiamano i principi del diritto internazionale e sottolineano il “rispetto della sovranità e integrità territoriale degli altri Stati”; tuttavia mentre “la Germania condanna nel modo più reciso l’attacco delle forze armate russe contro l’Ucraina”, l’India si unisce solo alle “grosse preoccupazioni per la perdurante crisi umanitaria”.

Il dibattito sulla missione a Kiev – L’ambasciatore Melnyk ha dichiarato alla Bild che l’invio dei Gepard è “una mossa nella giusta direzione”, ma “insufficiente“, perchè “sono vecchi di quarant’anni”. L’Ucraina, ha detto, avrebbe bisogno di “88 Leopard, cento Marder, obici blindati e molto altro”. Scholz ha invece fatto capire che da parte tedesca c’è cautela per evitare un’escalation, spiegando che è chiaro fin dall’inizio che “non ci sarà nessun coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto”. Il diplomatico critica il fatto che nessun membro del Governo tedesco sia ancora andato in Ucraina: “Dimostra la tragicità della politica tedesca. Olaf Scholz bene o male è come Angela Merkel: prima attendere, guardare, e poi prima o dopo più tardi, decidere, o anche no. Quello che manca sono fantasia e coraggio”, attacca. Il Cancelliere ha chiarito che l’ostacolo insormontabile al suo viaggio è lo sgarbo fatto da Kiev di non accogliere il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier a metà aprile. E ha fatto buon viso a cattivo gioco di fronte alla polemica del leader della CDU Friedrich Merz, che ha detto di voler andare in Ucraina questa settimana e fare “quello che da tempo avrebbe dovuto fare il Cancelliere”: “Mi farò riferire gli esiti“, ha detto Scholz. Sullo sfondo ci sono due appuntamenti elettorali interni: le elezioni in Schleswig-Holstein l’8 maggio e soprattutto quelle in Nord-Reno Vestfalia il 15 del mese.

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