Un annuncio di lavoro costato 7mila euro di multa perché discriminatorio. Si è conclusa così la polemica scoppiata nei giorni scorsi per la diffusione online di un cartello esposto nella vetrina di un esercente di Asiago nel quale si leggeva “cercansi commesse diciottenni libere da impegni familiari”. Un modo, secondo l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Vicenza che ha sanzionato i titolari del negozio, per escludere donne che nel corso dei mesi lavorativi possono avere l’esigenza di richiedere permessi straordinari per gestire figli o altre questioni familiari e che viola però l’articolo 27 del Codice delle Pari Opportunità.
A dare notizia della decisione è lo stesso Ispettorato che ha diffuso una nota in cui si spiega che l’annuncio in questione poneva quale requisito d’accesso al lavoro distinzioni di sesso, età e condizione familiare. “Tolleranza zero per ogni forma di discriminazione – ha dichiarato il direttore Bruno Giordano – Non si tratta solo di sanzionare. Dare lavoro discriminando in base al genere, all’anagrafe, alle condizioni di vita o alle opinioni offende tutti noi. Non basta il rigetto di queste pratiche. Se a distanza di 52 anni dall’entrata in vigore dello Statuto dei lavoratori dobbiamo intervenire per episodi simili, vuol dire che dobbiamo ancora professare la cultura del rispetto, prima ancora del diritto del lavoro”. “Se una donna ha famiglia è sposata o ha figli non l’assumiamo, perché un giorno sì e uno no se ne resta a casa”, aveva dichiarato il proprietario del negozio nel tentativo di difendersi dalle polemiche che si stavano scatenando sui social dopo la foto-denuncia di una turista.
Non si tratta, però, di un caso isolato. Come riportato da Ilfattoquotidiano.it, anche un’azienda veneta con sede a Brugine, in provincia di Padova, che “progetta e sviluppa tende a rullo, tende da sole, tende per interno e per esterno” aveva pubblicato un annuncio nel quale si cercava personale con “figli già autonomi o parenti in grado di supportare il full time”.