Dopo le critiche rivolte dal presidente del Consiglio al Superbonus e lo strappo in Consiglio dei ministri sull'inceneritore a Roma, il leader M5s tiene il punto: "C'è demonizzazione strategica della misura". Sul rapporto con il Pd: "Dobbiamo parlarci, ma chi vuole lavorare con noi deve sapere che ci sono principi non negoziabili". Letta: "Guardo più a quello che ci unisce"
“Inizio ad avere dubbi che ci sia qualcuno che voglia spingere il Movimento fuori dal governo”. Dopo le critiche rivolte dal presidente del Consiglio Mario Draghi al Superbonus e lo strappo in Consiglio dei ministri sull’inceneritore a Roma, Giuseppe Conte tiene il punto sulla misura varata dal suo governo e sull’impianto pensato per risolvere il problema dei rifiuti nella Capitale. Alla presentazione della scuola politica del M5s, il presidente del Movimento afferma: “Dicono che il M5S vuole uscire dal governo ma inizio a pensare che qualcuno voglia spingere il M5S fuori dal governo, se è questa l’intenzione lo dicano chiaramente”.
E quindi chiede “rispetto per 11 milioni di cittadini” che “hanno votato il Movimento, non vanno presi in giro”, rimarca l’ex presidente del Consiglio. Per quanto riguarda il termovalorizzatore nella Capitale, il presidente del M5s prosegue: “Non mi risulta che la norma sugli inceneritori a Roma sia stata spinta da Cingolani: lui non c’entra nulla”. E avvisa: “Spero non si pensi neppure lontanamente di calare la fiducia. La fiducia semmai la chiediamo noi”. Sul Superbonus Draghi è stato “contraddittorio”, ha “parlato male di una misura che gli ha consentito di fregiarsi della crescita del Pil”. Insomma: “Ci chiediamo quale sia il Draghi prevalente: il Draghi che nel Consiglio dei ministri approva la norma che proroga il Superbonus o quello che va al Parlamento europeo a parlare male di una misura che gli ha consentito di andare in giro per l’Europa a fregiarsi di un aumento del Pil del 6,6%”. E parla di “demonizzazione strategica” della norma.
Per quanto riguarda la norma sull’inceneritore, che coinvolge un’amministrazione guidata dal Pd, e proprio sul dialogo con i dem, l’ex presidente del Consiglio spiega che “dobbiamo parlarci” e “capire quale sia l’orientamento” perché “chi vuole lavorare con noi deve sapere che ci sono principi non negoziabili”. Sul riarmo il Partito Democratico “ha avuto un chiarimento tardivo” e, ha aggiunto, “nel Conte II aveva sposato la transizione ecologica, poi ci propone gli inceneritori”. E ha quindi ha sottolineato: “Noi non stiamo cambiano strategia. Chi lavora con noi deve chiarire quelle posizioni”. Frasi alle quali Enrico Letta ha risposto abbassando i toni: “Sarà per carattere ma io guardo di più agli argomenti che ci uniscono. Sono tante le cose che ci uniscono”, ha risposto il segretario del Pd.
Sulla guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina, Conte traccia la rotta che vorrebbe il Movimento: “Siamo il partito di maggioranza relativa, vogliamo dare un contributo perché si pervenga all’unico obiettivo politico accettabile, cioè: condanniamo la Russia, sosteniamo convintamente l’Ucraina, ma nello stesso tempo l’Italia deve lavorare incessantemente per una soluzione politica” del conflitto.
Il nuovo pacchetto di armi da inviare a Kiev è un altro dei punti di frizione con la presidenza del Consiglio: “Non stiamo chiedendo di portarci la lista della armi e approvarla una per una”, ha precisato. Ma ha poi chiarito che “ieri il capogruppo alla Camera Davide Crippa ha formalizzato la richiesta” al premier Draghi di riferire in Aula sulla crisi ucraina, una richiesta “a cui mi sembra abbiamo aderito anche altri” leader. “Mi sembra – ha detto ancora – che nel dibattito pubblico questa richiesta sia stata accolta da tutti in modo giusto”. È giusto, ha rimarcato l’ex premier, “che in una democrazia parlamentare il presidente del Consiglio venga a spiegare qual è la posizione dell’Italia, in quale direzione il Paese si sta muovendo”.