Nessuna decisione del Consiglio Ue sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. La riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 (Coreper) è terminata senza un’intesa sulle proposte presentate dalla Commissione anche a causa del poco tempo a disposizione per approfondirne i contenuti. Il Coreper tornerà a riunirsi nei prossimi giorni, forse già domani. L’Ungheria ha però annunciato il suo veto misura più importante ossia l’embargo sul petrolio russo a partire dal 2023. Il portavoce del governo di Budapest, Zoltan Kovacs ha definito “inaccettabile” la proposta di Bruxelles e alla domanda di un giornalista della Bbc che gli ha chiesto se il suo Paese eserciterà il diritto di veto, il portavoce ha replicato: “Sì….Alla fine bisogna ricordare come funziona l’Ue, la proposta arriva da Bruxelles, che è il centro amministrativo, burocratico dell’Unione Europea, non dei Paesi membri”. Secondo Kovacs, l’Ue “sa esattamente che quello che sta proponendo va contro gli interessi ungheresi, va contro possibilità che sia fattibile e che se noi lo facciamo manderemo completamente in rovina l’economia ungherese”.
La decisione ungherese arriva nonostante per il paese fosse prevista un’esenzione per l’intero 2023 dall’embargo. Stessa misura è prevista anche per la Slovacchia paese molto dipendente dal greggio russo e che, senza sbocchi sul mare, fatica a rifornirsi da altri produttori. Analoga esenzione sarebbe stata chiesta dalla Bulgaria che dipende per oltre il 90% dal petrolio russo e a cui Mosca ha bloccato le forniture di gas dopo che il paese si è rifiutato di aderire al meccanismo che prevede una conversione in rubli delle somme versate per l’acquisto di idrocarburi.
Questa mattina l’insieme delle misure era stato presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Architrave del pacchetto è la proposta di arrivare entro sei mesi l’embargo sul petrolio russo ed entro fine anno lo stop anche all’acquisto di prodotti petroliferi raffinati. Non viene invece colpito il gas, da cui restano fortemente dipendenti molti Paesi a partire da Germania e Italia. Le misure prevedono anche l’ esclusa dalla piattaforma di messaggistica bancaria Swift anche di Sberbank primo istituto di credito russo che gestisce, insieme a Gazprombank, gran parte delle operazioni per gli acquisti di prodotti energetici. Nel pacchetto c’è poi lo stop a Russia Today e Sputnik: sarà fermata la trasmissione in Ue dei contenuti di tre emittenti russe. Slovacchia e Ungheria saranno esentate per tutto il 2023 dallo stop all’import di petrolio russo. E secondo quanto riportato dall’agenzia Afp anche Bulgaria e Repubblica ceca potrebbero chiedere di non partecipare.
“Proponiamo un divieto del petrolio russo, un divieto totale d’importazione di tutto il petrolio russo, via mare e via oleodotto, greggio e raffinato”, ha spiegato von der Leyen all’Eurocamera. “Ci assicureremo di eliminare gradualmente il petrolio russo in modo ordinato, in modo da permettere a noi e ai nostri partner di assicurare vie di approvvigionamento alternative e di ridurre al minimo l’impatto sui mercati globali”. Il rischio ovviamente è quello di ulteriori rincari. “Questo è il motivo per cui elimineremo gradualmente il greggio russo entro sei mesi e i prodotti raffinati entro la fine dell’anno”, ha aggiunto. “Così massimizziamo la pressione sulla Russia, riducendo allo stesso tempo al minimo i danni collaterali a noi e ai nostri partner in tutto il mondo. Perché per aiutare l’Ucraina la nostra stessa economia deve rimanere forte”. Quando i leader Ue si sono incontrati a Versailles, ha ricordato la politica tedesca, “hanno concordato di eliminare gradualmente la nostra dipendenza dall’energia russa. Nell’ultimo pacchetto di sanzioni, abbiamo iniziato con il carbone. Ora stiamo affrontando la nostra dipendenza dal petrolio russo. Cerchiamo di essere chiari: non sarà facile. Alcuni Stati membri sono fortemente dipendenti dal petrolio russo. Ma dobbiamo semplicemente farlo”. “Le sanzioni da sole non faranno finire il conflitto ma giocheranno un ruolo molto importante“, ha detto il portavoce della Commissione, Eric Mamer, nel briefing con la stampa.
Il pacchetto comprende anche il distacco dallo Swift di Sberbank, di gran lunga la prima banca russa, finora “risparmiata” dall’esclusione dal sistema di pagamenti, e “altre due grandi banche russe”. In questo modo “colpiamo banche che sono di importanza critica per il sistema finanziario russo e per la capacità di Vladimir Putin di portare distruzione. Ciò consoliderà il completo isolamento del sistema finanziario russo dal sistema globale”.
Inoltre, “vietiamo a tre grandi broadcaster controllati dallo Stato russo di trasmettere” nell’Ue. Queste tre emittenti, continua von der Leyen, “non potranno distribuire contenuti nell’Ue”, quale che sia il canale, “cavo, satellite, internet o app”. Si tratta di “casse di risonanza” che diffondono “le bugie e la propaganda di Putin”. Lo fanno in modo “aggressivo: non dobbiamo più dare loro un palcoscenico per diffondere menzogne”. Inoltre, “il Cremlino si avvale di revisori contabili, consulenti e spin doctor europei. Ora questo finirà. Vietiamo la fornitura di quei servizi alle imprese russe”. Anche la Gran Bretagna ha deciso di bandire la Russia e le sue aziende dalla rete di servizi finanziari, di consulenza e di pubbliche relazioni della City britannica. I ministri degli Esteri, Liz Truss, e dell’Industria, Kwasi Kwarteng, hanno anche annunciato una stretta più dura contro i media vicini al Cremlino incluse testate già sanzionate come Rt e Sputnik, definite “voci della propaganda” di Mosca.
Bruxelles propone anche di sanzionare il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, secondo un documento visionato dall’Afp. La nuova lista comprende 58 personalità, tra cui molti soldati russi, ma anche moglie e figli del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Economia
Guerra Russia-Ucraina, niente accordo sul sesto pacchetto di sanzioni. L’Ungheria annuncia il veto sull’embargo al petrolio
La presidente della Commissione von der Leyen ha presentato l'atteso sesto pacchetto di misure economiche contro il regime di Putin. Ma nella riunione odierna dei rappresentanti permanenti degli stati membri non si è per ora trovata l'intesa. Tra le misure in esame il progressivo embargo sul petrolio russo e l'esclusione di Sberbank dalla rete bancaria internazionale Swift
Nessuna decisione del Consiglio Ue sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. La riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 (Coreper) è terminata senza un’intesa sulle proposte presentate dalla Commissione anche a causa del poco tempo a disposizione per approfondirne i contenuti. Il Coreper tornerà a riunirsi nei prossimi giorni, forse già domani. L’Ungheria ha però annunciato il suo veto misura più importante ossia l’embargo sul petrolio russo a partire dal 2023. Il portavoce del governo di Budapest, Zoltan Kovacs ha definito “inaccettabile” la proposta di Bruxelles e alla domanda di un giornalista della Bbc che gli ha chiesto se il suo Paese eserciterà il diritto di veto, il portavoce ha replicato: “Sì….Alla fine bisogna ricordare come funziona l’Ue, la proposta arriva da Bruxelles, che è il centro amministrativo, burocratico dell’Unione Europea, non dei Paesi membri”. Secondo Kovacs, l’Ue “sa esattamente che quello che sta proponendo va contro gli interessi ungheresi, va contro possibilità che sia fattibile e che se noi lo facciamo manderemo completamente in rovina l’economia ungherese”.
La decisione ungherese arriva nonostante per il paese fosse prevista un’esenzione per l’intero 2023 dall’embargo. Stessa misura è prevista anche per la Slovacchia paese molto dipendente dal greggio russo e che, senza sbocchi sul mare, fatica a rifornirsi da altri produttori. Analoga esenzione sarebbe stata chiesta dalla Bulgaria che dipende per oltre il 90% dal petrolio russo e a cui Mosca ha bloccato le forniture di gas dopo che il paese si è rifiutato di aderire al meccanismo che prevede una conversione in rubli delle somme versate per l’acquisto di idrocarburi.
Questa mattina l’insieme delle misure era stato presentato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Architrave del pacchetto è la proposta di arrivare entro sei mesi l’embargo sul petrolio russo ed entro fine anno lo stop anche all’acquisto di prodotti petroliferi raffinati. Non viene invece colpito il gas, da cui restano fortemente dipendenti molti Paesi a partire da Germania e Italia. Le misure prevedono anche l’ esclusa dalla piattaforma di messaggistica bancaria Swift anche di Sberbank primo istituto di credito russo che gestisce, insieme a Gazprombank, gran parte delle operazioni per gli acquisti di prodotti energetici. Nel pacchetto c’è poi lo stop a Russia Today e Sputnik: sarà fermata la trasmissione in Ue dei contenuti di tre emittenti russe. Slovacchia e Ungheria saranno esentate per tutto il 2023 dallo stop all’import di petrolio russo. E secondo quanto riportato dall’agenzia Afp anche Bulgaria e Repubblica ceca potrebbero chiedere di non partecipare.
“Proponiamo un divieto del petrolio russo, un divieto totale d’importazione di tutto il petrolio russo, via mare e via oleodotto, greggio e raffinato”, ha spiegato von der Leyen all’Eurocamera. “Ci assicureremo di eliminare gradualmente il petrolio russo in modo ordinato, in modo da permettere a noi e ai nostri partner di assicurare vie di approvvigionamento alternative e di ridurre al minimo l’impatto sui mercati globali”. Il rischio ovviamente è quello di ulteriori rincari. “Questo è il motivo per cui elimineremo gradualmente il greggio russo entro sei mesi e i prodotti raffinati entro la fine dell’anno”, ha aggiunto. “Così massimizziamo la pressione sulla Russia, riducendo allo stesso tempo al minimo i danni collaterali a noi e ai nostri partner in tutto il mondo. Perché per aiutare l’Ucraina la nostra stessa economia deve rimanere forte”. Quando i leader Ue si sono incontrati a Versailles, ha ricordato la politica tedesca, “hanno concordato di eliminare gradualmente la nostra dipendenza dall’energia russa. Nell’ultimo pacchetto di sanzioni, abbiamo iniziato con il carbone. Ora stiamo affrontando la nostra dipendenza dal petrolio russo. Cerchiamo di essere chiari: non sarà facile. Alcuni Stati membri sono fortemente dipendenti dal petrolio russo. Ma dobbiamo semplicemente farlo”. “Le sanzioni da sole non faranno finire il conflitto ma giocheranno un ruolo molto importante“, ha detto il portavoce della Commissione, Eric Mamer, nel briefing con la stampa.
Il pacchetto comprende anche il distacco dallo Swift di Sberbank, di gran lunga la prima banca russa, finora “risparmiata” dall’esclusione dal sistema di pagamenti, e “altre due grandi banche russe”. In questo modo “colpiamo banche che sono di importanza critica per il sistema finanziario russo e per la capacità di Vladimir Putin di portare distruzione. Ciò consoliderà il completo isolamento del sistema finanziario russo dal sistema globale”.
Inoltre, “vietiamo a tre grandi broadcaster controllati dallo Stato russo di trasmettere” nell’Ue. Queste tre emittenti, continua von der Leyen, “non potranno distribuire contenuti nell’Ue”, quale che sia il canale, “cavo, satellite, internet o app”. Si tratta di “casse di risonanza” che diffondono “le bugie e la propaganda di Putin”. Lo fanno in modo “aggressivo: non dobbiamo più dare loro un palcoscenico per diffondere menzogne”. Inoltre, “il Cremlino si avvale di revisori contabili, consulenti e spin doctor europei. Ora questo finirà. Vietiamo la fornitura di quei servizi alle imprese russe”. Anche la Gran Bretagna ha deciso di bandire la Russia e le sue aziende dalla rete di servizi finanziari, di consulenza e di pubbliche relazioni della City britannica. I ministri degli Esteri, Liz Truss, e dell’Industria, Kwasi Kwarteng, hanno anche annunciato una stretta più dura contro i media vicini al Cremlino incluse testate già sanzionate come Rt e Sputnik, definite “voci della propaganda” di Mosca.
Bruxelles propone anche di sanzionare il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, secondo un documento visionato dall’Afp. La nuova lista comprende 58 personalità, tra cui molti soldati russi, ma anche moglie e figli del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Articolo Precedente
Guerra Russia-Ucraina, Mosca schiva (ancora) il default: pagati 650 milioni di dollari di cedole su due eurobond
Articolo Successivo
Delega fiscale, a sette mesi dal varo il governo chiede un altro rinvio dell’approdo in Aula. I nodi catasto e rendite restano irrisolti
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Dopo l’ennesimo flop sui migranti in Albania, il governo ora vuole scegliersi i giudici della Corte d’Appello: Chigi studia una nuova norma
Mafie
Terre rare, petrolio e le nuove rotte internazionali: perché Trump vuole la Groenlandia. La grande corsa all’Artico, tra gli interessi cinesi e quelli delle mafie
Da Il Fatto Quotidiano in Edicola
Adriano Galliani: ‘Le donne, che inciampo! La baby-pensione? Mica so dove me la mandano’. L’intervista
Amsterdam, 3 feb. –(Adnkronos) - E' nell'ottica di una semplificazione "in linea con i cambiamenti comunicati" a dicembre al momento dell'uscita di Carlos Tavares, la riorganizzazione annunciata questa mattina da Stellantis. Un 'aggiornamento' che rafforza il ruolo delle singole regioni, accorpa ingegneria e software, rilancia su qualità e marketing e vede l'uscita di scena di alcuni top manager. Decisioni - si spiega in una nota - che "consentono il giusto equilibrio tra responsabilità regionali e globali, facilitando la rapidità delle scelte e la loro esecuzione" e "rafforzano ulteriormente l’impegno di Stellantis nell’ascoltare i propri clienti" ponendo "le basi per una rinnovata crescita".
A livello di management, Linda Jackson lascia il gruppo e al vertice del brand Peugeot è sostituita da Alain Favey. Abbandona anche Yves Bonnefont, Chief Software Office, visto che "le attività software sono ora integrate in un’organizzazione di sviluppo e tecnologia del prodotto guidata da Ned Curic allo scopo di semplificare il processo di immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi per tutti i brand in tutti i mercati in cui l’azienda è presente". Nuovo responsabile anche per Jeep, con la nomina di Bob Broderdorf, dal momento che Antonio Filosa - che mantiene il suo attuale ruolo di COO delle Regioni d’America - assume la leadership globale dell’ente Quality, definito "fulcro della promessa dell’azienda ai clienti".
Nuovo capo anche per DS, dal momento che Olivier François - che mantiene la responsabilità di Fiat e Abarth - guiderà un nuovo Marketing Office, per seguire meglio le attività di promozione dei singoli brand e "supportarli al meglio, in particolare attraverso la pubblicità, gli eventi globali e le sponsorizzazioni". Gli enti Corporate Affairs e Communications sono stati uniti sotto la guida di Clara Ingen-Housz e Anne Abboud è stata nominata alla guida dell’unità veicoli commerciali di Stellantis Pro One.
Come sottolinea il Chairman di Stellantis John Elkann "gli annunci di oggi semplificheranno ulteriormente la nostra organizzazione e aumenteranno la nostra agilità e il rigore dell’esecuzione a livello locale. Non vediamo l’ora di guidare la crescita fornendo ai nostri clienti una scelta ancora più ampia di straordinari veicoli a combustione, ibridi ed elettrici”. Confermata la linea sul processo di nomina del nuovo Chief Executive Officer che "è in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio d’Amministrazione, e si concluderà entro la prima metà del 2025".
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Siamo vicini ad Antonio Tajani, alla sua famiglia e soprattutto a suo figlio Filippo, vittima di un malore durante una partita di calcio. Gli auguriamo una pronta guarigione, e che possa tornare presto in campo”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Esprimo il mio più profondo riconoscimento alla Brigata Sassari per il coraggio, la dedizione e l’alto senso del dovere dimostrato durante tutta la missione Unifil. Ringrazio il generale Messina, con il quale sono sempre rimasta in contatto per essere costantemente informata sullo stato del contingente. I nostri soldati hanno affrontato sfide complesse e delicate, portando avanti il nome dell’Italia con grande professionalità. Il loro impegno ha garantito la stabilità in una regione così fragile, e sono fiera di come abbiano rappresentato la nostra Nazione". Lo ha affermato la deputata di Fratelli d'Italia Barbara Polo, componente della commissione Difesa, al rientro del contingente della Brigata Sassari.
"Da sarda, -ha aggiunto- non posso che essere estremamente orgogliosa nel vedere i miei concittadini impegnati con tanto valore nelle operazioni internazionali. La Brigata Sassari è il fiore all’occhiello del nostro esercito, una realtà che continua a distinguersi per preparazione e coraggio”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Ci mancavano i sedicenti comitati civici che spalleggiano gli occupanti abusivi di immobili a rendere sempre più invivibile il quartiere Esquilino, uno dei più belli di Roma da tempo in mano ad immigrati clandestini e bande criminali. Ne ha fatto le spese un bravo giornalista come Luca Telese aggredito per aver difeso i presidi di legalità che dopo le denunce della Lega le istituzioni stanno predisponendo. Telese chiamato ad un’assemblea pubblica da un sedicente Polo Civico ha avuto l'ardire di affermare che cancellate di protezione dei luoghi di socialità non sono poi da demonizzare. Per difendere la possibilità di vivere in pace e nella legalità all'Esquilino di Roma, come in tutte le periferie d'Italia, è necessario che venga subito definitivamente approvato il ddl sicurezza”. Lo afferma il deputato della Lega ed ex magistrato Simonetta Matone.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Nella loro foga alla ricerca del complotto, di qualcuno su cui scaricare le proprie responsabilità, di uno spauracchio a cui assegnare colpe per nascondere le inadeguatezze del governo Meloni, i colleghi di Fratelli d’Italia hanno nuovamente toccato inesplorate vette di contraddizione. L’ultimo attacco frontale è stato riservato a Gimbe e al suo presidente Cartabellotta, colpevole di aver detto con dati inequivocabili che il decreto dell’Esecutivo sulle liste d’attesa è fermo al palo e che solo uno dei sei decreti attuativi è stato già approvato". Lo afferma Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari sociali della Camera e coordinatore del Comitato politico salute e inclusione sociale del M5S.
"Oltre a usare parole estremamente gravi nei confronti di chi porta avanti con serietà e professionalità un preziosissimo lavoro scientifico a tutela della sanità, il senatore Zaffini -aggiunge l'esponente pentastellato- ha però di fatto confermato i ritardi denunciati da Cartabellotta, sebbene secondo lui siano in realtà tempi record. Una contraddizione decisamente bizzarra. E nel frattempo, i medici di medicina generale operano come meglio credono e la proposta di Forza Italia in merito è ancora ben lontana dal concretizzarsi".
"Al presidente Cartabellotta -conclude Quartini- va tutta la mia solidarietà, visto che ultimamente è stato identificato come avversario politico, alla stregua di una forza di opposizione, come persino Bruno Vespa aveva avuto l’indecenza di dire. Questo attacco scomposto, in ogni caso, non fa che confermare la linea di questa maggioranza: è sempre colpa degli altri. Dai magistrati, a coloro che distribuiscono la benzina, fino a Gimbe”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - "Il nemico del giorno del governo è la Fondazione Gimbe e in particolare il suo presidente Nino Cartabellotta, accusato da esponenti di maggioranza di essere un bugiardo che falsifica i dati perché ‘cavalier servente’ e comunista. Affermazioni di una gravità inaudita contro un organismo indipendente e autorevole come Gimbe, che fa un grande lavoro di raccolta e verifica dei dati sanitari. La colpa di Cartabellotta? Aver fatto notare che a sei mesi dall’approvazione del decreto liste d’attesa mancano ancora cinque dei sei decreti attuativi, cosa tra l’altro confermata dalla stessa maggioranza". Lo afferma Mariolina Castellone, senatrice M5S e vicepresidente del Senato.
"Ancora una volta, questa destra cerca di trasferire su altri le colpe della propria incapacità e si produce in un costante bullismo contro professionisti che fanno il proprio lavoro, cercando di intimorirli. Per fortuna -conclude l'esponente pentastellata- ci sono i numeri a parlare e a smentire la propaganda di governo. E ci siamo noi a tutelare le voci libere e indipendenti”.
Roma, 2 feb. (Adnkronos) - “Quello delle liste di attesa è un tema che riguarda non solo la salute ma anche la dignità della persona. Un tema che richiede senso di responsabilità e che non riscontro nelle dichiarazioni sparate a raffica da esponenti di Pd, 5 stelle e sinistra. Gli stessi che ci hanno consegnato un Servizio sanitario nazionale allo sfascio e per il quale ci stiamo adoperando per rimetterlo in sesto. Il collega Cartabellotta e la Fondazione Gimbe meritano rispetto, in quanto sono giustificati per la mancata conoscenza del lavoro che il Governo ha messo in campo sui decreti attuativi. Non posso al contrario giustificare i colleghi senatori che siedono nella commissione Sanità del Senato presieduta dal presidente Zaffini o i presidenti di Regione che prendono parte alla Conferenza Stato-Regioni". Lo afferma il senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Sanità in Senato.
"Se non sanno -aggiunge- devo purtroppo arguire che dormono mentre se, come penso, sanno e attaccano il presidente Zaffini, che ha solo voluto puntualizzare il lavoro del Governo in risposta alle valutazioni della Fondazione Gimbe, è grave perché si tratta di un comportamento in grave mala fede. Si può anche non conoscere quanto si stia facendo sul tema, ma il senso di responsabilità vuole che prima di sparare a salve ci si informi e ci si documenti . In questo modo si prenderebbe facilmente atto che quanto annunciato dalla Fondazione Gimbe non è proprio puntuale perché -e lo ha spiegato bene il presidente Zaffini- la situazione riguardo ai decreti attuativi è la seguente: Criteri di funzionamento della piattaforma nazionale e regionali delle liste d’attesa: Il decreto è stato trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. In attesa del parere della Conferenza Stato Regioni alla quale è stato inviato il 13 settembre 2024".
"Funzionamento della piattaforma nazionale di monitoraggio in coerenza con il modello di classificazione e stratificazione della popolazione, risulta ‘fatto’. Poteri sostitutivi del ministero della Salute in caso di inottemperanza delle Regioni e il rispetto agli obiettivi della legge: decreto trasmesso in Conferenza Stato-Regioni il 6 novembre 2024. Linee di indirizzo per l’attivazione dei sistemi di disdetta da parte dei Cup: il decreto è in fase di definizione da attuare con il Piano nazionale delle liste d’attesa in lavorazione predisposto dalla Direzione generale della Programmazione sanitaria già condiviso con Regioni e Mef. Metodologia per la definizione del fabbisogno di personale del Ssn (superamento tetti di spesa): il decreto è in via di ultimazione. Il Piano di azione per rafforzare i servizi sanitari e sociosanitari (nelle Regioni del Sud destinatarie dei fondi del Piano nazionale Equità e salute): decreto trasmesso alla conferenza Stato-Regioni il giorno 8 gennaio 2025".
"In questo confronto tra Zaffini e i nostri avversari politici -conclude Zullo- si può cogliere la differenza tra noi e loro: noi lavoriamo per mettere riparo agli sfasci che ci hanno lasciato in eredità, loro non sanno andare oltre l’irresponsabile e deleteria polemica sterile, dannosa dell’immagine del nostro Servizio sanitario nazionale”.