A dicembre l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Filice, aveva riguardato altre 7 persone, oltre a Lucci, condannato ora anche ad una multa da 50mila euro. Colpito tre volte dal Daspo, è un volto noto della tifoseria milanista. È conosciuto anche per essersi fatto fotografare nel 2018 insieme a Matteo Salvini
È stato condannato a sette anni di reclusione Luca Lucci, ultrà capo della Curva Sud milanista, finito in carcere lo scorso dicembre in un’inchiesta della Squadra mobile, coordinata dal pm Leonardo Lesti, su un presunto traffico di droga, tra hashish, marijuana e cocaina. Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare di Milano Chiara Valori nel processo con rito abbreviato, mentre altri tre imputati hanno patteggiato pene comprese tra i 2 anni e 4 mesi e i 3 anni e 4 mesi. Dalle indagini era emerso che Lucci era stato “al vertice dell’organizzazione” pianificando “l’attività illecita senza mai partecipare attivamente”, ma “impartendo direttive attraverso il software Encrochat, installato su un telefono cellulare” con “utenza telefonica olandese”. Come scritto nell’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Fabrizio Filice, il capo della Curva Sud, che sul sistema criptato di chat aveva il nickname “belvaitalia“, per la “posizione di vertice” che ricopriva “nel traffico illecito” avrebbe intrattenuto “le relazioni con i narcotrafficanti esteri” in Brasile e in Marocco.
A dicembre l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Filice, aveva riguardato altre 7 persone, oltre a Lucci, condannato ora anche ad una multa da 50mila euro. Due imputati hanno patteggiato 3 anni e 4 mesi e uno 2 anni e 4 mesi. Lucci, coinvolto in molte inchieste negli ultimi anni e già arrestato per droga in passato (aveva patteggiato una pena sotto i 2 anni), era diventato noto anche perché si fece fotografare il 16 dicembre del 2018 con l’allora vicepremier Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della Curva Sud. Era stato condannato in passato a quattro anni anche per aver sferrato un pugno nel derby Milan-Inter del 15 febbraio 2009 al tifoso interista Virgilio Motta facendogli perdere un occhio (Motta poi si è suicidato nel 2012). L’inchiesta, che oggi ha portato alla condanna di Lucci, difeso dal legale Jacopo Cappetta, era nata da quella sul tentato omicidio di Enzo Anghinelli, ferito gravemente a colpi di pistola in un agguato nel 2019 in centro a Milano. Si è arrivati alla condanna in abbreviato e ai tre patteggiamenti dopo una richiesta di rito immediato da parte del pm che era stata accolta dal gip.
Lucci, colpito tre volte dal Daspo, è un volto noto e una figura carismatica della tifoseria milanista. Nella primavera 2018 è stato coinvolto in un’indagine con altre 21 persone, tutte destinatarie di misure cautelari, con l’accusa di vendita e spaccio di droga. In quell’operazione erano finiti sotto sequestro 600 chili di hashish, marijuana e cocaina e, stando all’indagine, fu proprio il “Toro”, come è soprannominato Lucci, a scovare e scollegare una telecamera della polizia piazzata proprio all’esterno del circolo usato come base dal gruppo. Per questa vicenda, nel settembre del 2016, Lucci ha patteggiato una pena a un anno e mezzo di carcere e nel giugno 2019 ha subito il sequestro di un milione di euro.