Braschi, vincitore genio e spregiudicatezza di Masterchef 6 a soli 18 anni, ha spiegato così il piatto: “La mia ricerca maniacale della materia prima mi ha fatto riscoprire un taglio del bovino completamente inutilizzato nel nostro paese. Il Pene del toro è Collagene allo stato puro"
Pene di toro, anguilla affumicata e salsa scapece. Un piatto del giovane chef Valerio Braschi fa (nuovamente) discutere. L’ha pubblicata lui la foto del nuovo manicaretto, che proporrà a breve nel suo Ristorante 1978, sul suo profilo Instagram. Ovviamente sul piatto nulla di equivoco ma un medaglioncino stilizzato a forma di testa di toro (e non di pene) e una goccia allargata di sughetto nero scuro e un fiorellino viola adagiato sopra. Braschi, vincitore genio e spregiudicatezza di Masterchef 6 a soli 18 anni, ha spiegato così il piatto: “La mia ricerca maniacale della materia prima mi ha fatto riscoprire un taglio del bovino completamente inutilizzato nel nostro paese. Il Pene del toro è Collagene allo stato puro, sapore delicatissimo e consistenza pazzesca. Dopo averlo pulito e spellato viene cotto 18 ore a 75° in ultrasuoni assieme a qualche goccia di caramello di Manzo per esaltarne ancora di più il gusto bovino. Una volta cotto ne otteniamo una lastra gelatinosa da cui ricaviamo tante piccole porzioni coppate a forma di testa di toro. Il pene di toro lo abbiniamo con una salsa calda e profonda di anguilla affumicata e in contrapposizione una crema di menta e aceto che ricorda molto la Scapece”.
Sul profilo Instagram fioccano così commenti che esaltano le doti di follia “sperimentale” di Braschi. Commenti che ripercorrono con esclamazioni ironiche al limite del non sense tipiche della terra d’origine dello chef, ovvero la sua Romagna, visto che il ragazzo è nato a Sant’Arcangelo. Poche le contestazioni, anche se l’idea di masticare un pene sembra come tornare ai tempi di Apocalypto di Mel Gibson più che a qualche forma evolutiva nutritiva un pochino più, eufemisticamente, eco-sostenibile. Ad ogni modo, Braschi, ha caratterizzato la sua creatività culinaria attraverso l’utilizzo e la rielaborazione di materie “prime” molto particolari: in menù, nel suo ristorante, si trovano ora parecchie lumache (retaggio d’oltralpe, ca va sans dire) e soprattutto un piatto di plancton, ovviamente corretto al cacao.