I magistrati contro la riforma del Csm. Una protesta che ha portato l’Associazione nazionale magistrati a proclamare uno sciopero che si terrà ti terrà il 16 maggio. La decisione è stata presa “in attuazione della mozione approvata dall’Assemblea nazionale straordinaria del 30 aprile scorso”. Si tratterà di un’ “astensione totale dei magistrati dalle loro funzioni, salvi i limiti derivanti dal codice di Autoregolamentazione”. La decisione di scioperare era stata presa il 30 aprile a larghissima maggioranza contro la riforma della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, dell’ordinamento giudiziario. Le toghe avevano dato il via libera all’astensione con 1081 voti a favore, 169 contrari e 13 astenuti, dopo un dibattito di otto ore al quale hanno partecipato come ospiti anche parlamentari esperti del ramo giustizia. Per non essere “invadente” in un momento così delicato, la Guardasigilli, già presidente della Consulta, aveva declinato l’invito al meeting delle toghe mandando però il suo capo di gabinetto Raffaele Piccirillo e tenendo aperta la porta del dialogo con un messaggio a una convention antimafia in cui ha scritto che “la nostra magistratura è un presidio del nostro vivere democratico”.
“Abbiamo assistito all’accentuazione delle criticità della riforma” e “siamo qui per trovare forme di protesta, che siano anche attraverso atti” che manifestino all’esterno “le ragioni” delle nostre obiezioni alla riforma che “sarà inutile e credo anche dannosa” aveva sottolineato Giuseppe Santalucia, presidente Anm, nel suo intervento all’assemblea in “convocazione straordinaria” e che ha contato sulla partecipazione al voto di oltre 1423 toghe, anche tramite delega. In tutto, i magistrati sono poco meno di 10mila, e il 96% è iscritto all’Anm.
“È una riforma permeata da logiche aziendalistiche, – aveva proseguito il segretario Salvatore – che mira all’efficienza e pensa ai tribunali come a catene di montaggio, che forniscono, possibilmente in tempi rapidi, un prodotto, poco importa se sia o meno di qualità. Una riforma che altera profondamente il modello costituzionale di giudice” e che “è animata dal risentimento” della politica, nonostante siano passati trenta anni da Mani Pulite.
“Non vi è nessun altro Paese al mondo – aveva detto il presidente delle Camere penali Gian Domenico Caiazza – dove per ogni governo che si forma vengono messi fuori ruolo 200 magistrati, e tacete su tutto questo. Volete che il capo di gabinetto e il capo dell’ufficio legislativo del ministero siano dei magistrati e non degli appartenenti al funzionariato di carriera. Non potete chiudervi in un fortino per cui ogni modifica riformatrice la vivete come un assalto”.