di Ilaria Muggianu Scano
La tragedia che cambiò per sempre il volto del calcio, non soltanto italiano, avrebbe potuto essere evitata se il destino non avesse giocato a dadi, bendato. Un’amichevole tra Torino e Cagliari, concordata dall’agosto del 1948, tra i due presidenti, Ferruccio Novo per il Torino ed Emilio Zunino per i rossoblu, venne più volte rimandata, fino all’inevitabile. A darne notizia una testata coeva, Sardegna Sport del 14 marzo 1949, che titola: “Il Torino a Cagliari il 4 maggio”. Leggerne oggi fa gelare i polsi.
L’Italia arranca nella lenta ricostruzione del secondo dopoguerra, i granata sono simbolo di speranza e ripresa, assieme a Coppi, Bartali e gli olimpionici del ’48. Riporta lo storico articolo: “Secondo le ultime notizie ci risulta che i dirigenti del Cagliari avrebbero raggiunto l’accordo per far disputare l’annunciato incontro tra i rossoblu cagliaritani e i campioni granata”. Perché i dirigenti cagliaritani proposero con decisione proprio la data del 4 maggio? Per i sardi di allora e di oggi i primi giorni maggesi hanno una forte carica simbolica, si tratta del giorno in cui il simulacro di Sant’Efisio, martire cristiano a cui la Sardegna ancora tributa particolare devozione, fa rientro nel capoluogo di Cagliari in seguito alla processione verso i luoghi del martirio, il 3 maggio, nel suggestivo scenario di Nora, denso di simbologia identitaria per l’isola e profondamente connotato storicamente.
Insomma niente venne lasciato al caso, per lo meno fino all’inevitabile. Tra i maggiori sostenitori dell’amichevole fu Ernest Egri Erbstein, il mister ebreo scampato al lager nazista, ma che morirà nel tragico incidente di Superga e che visse a Cagliari tra il 1930 e il ’32, anni in cui allenò la squadra. Uno degli inediti intermediari fu Peppino Deiana, ricco commerciante di pelli di Selargius, che per affari si trovava spesso a Torino e non tardò a intessere rapporti d’amicizia di buona parte dei campioni granata. Profondamente addolorato per la perdita, Deiana si recò alla redazione di Sardegna Sport, all’indomani del disastro aereo, consegnando un voluminoso faldone che custodiva lo scambio epistolare con gli sfortunati amici presto entrati nel mito.
Tra le testimonianze scritte il carteggio con Mazzola, Maroso, Menti e altri compagni che scrivevano soprattutto dalle trasferte. Tra le lettere più toccanti quella scritta a poche ore dalla tragedia, proprio dalla città di Lisbona, dove il Grande Torino sfida il Benfica. L’amichevole con il Cagliari saltò per l’impossibilità di Ferreira, capitano della nazionale portoghese, di rinviare l’addio al calcio. Quel che rimase confermato era invece il soggiorno a Cagliari nei giorni immediatamente successivi: “Deiana, come anticipò ai giornali, avrebbe avuto come ospiti i calciatori del Torino, suoi fraterni amici, presso la sua villa. Aveva organizzato ogni cosa. Due settimane con battute di caccia grossa, uscite e visite nei maggiori centri sardi ma anche nella Sardegna più silvestre e fuori dai circuiti turistici. Mare, spiagge e molto altro”, racconta lo storico della Società Italiana di Storia dello Sport Mario Fadda.
Il club rossoblu in quel periodo è appena retrocesso in C, ma il rapporto con il Torino è consolidato; sono nell’isola, in prestito, tre promettenti granata del settore giovanile, i mediani Armando Segato ed Ezio Ronzi e il difensore Ferdinando Terzolo. Cagliari e Torino stretti da un destino fraterno, fatale e ineluttabile.