“Spiace vedere due uomini coltissimi che si azzuffano come fosse una rissa da bar di periferia”. Le dichiarazioni di Al Bano, dopo la rissa tra Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini, potrebbero essere commentate con correttezza scientifica solo da un neurobiologo. Il dottore spiegherebbe che dopo lo stimolo ambientale la risposta fisico-emotiva arriva dopo 150 millisecondi, mentre dopo ben 400 millisecondi c’è la risposta della parte razionale del cervello. Per fare un esempio più chiaro. Sgarbi e Mughini davanti a una tigre non sarebbero in grado di ragionare in base ai tanti libri letti sul pericoloso felino, che non conosce Canova e non sa cos’è una litolatta futurista. Scapperebbero per la paura oppure si piscerebbero addosso, reazione forse più probabile, data la loro età. Per cui, questa scena la rivedremo anche la prossima volta che i due saranno invitati. Immagino presto. Perché un’altra verità scientifica è che se c’è il talk, ci deve essere la rissa.
Il talk show non è un prodotto giornalistico di approfondimento, ma una forma di spettacolo basata sul bisogno dello spettatore di provare emozioni. Non sono emozioni fortissime, è più un aggiornamento della Commedia dell’arte. Per questo i protagonisti del genere sono sempre gli stessi, una compagnia di giro, si dice. Dove li trovi due Capitani sbruffoni all’altezza di Sgarbi e Mughini? Verrebbe da ridere, se non venisse in mente il talk “Libertà di parola”, in Ucraina, dove è scoppiata una rissa in diretta tra il giornalista Yuriy Butusov e il parlamentare ucraino filorusso Nestor Shufrych. Anche l’argomento al centro dello scontro Sgarbi-Mughini era l’aggressione russa. In Ucraina si sono picchiati davvero, dalla commedia a Fast and Furious.
Dall’inizio della guerra il nuovo personaggio della rissa talk all’italiana è il professor Alessandro Orsini. Al suo primo apparire, si è capito che era nata una nuova star televisiva. Non perché fossero convincenti le sue tesi pro-Putin, ma perché mancava qualcuno che giocasse quel ruolo in modo credibile. Come poteva andare avanti un talk con l’unica tesi che l’Ucraina è stata aggredita e ore di palinsesto da riempire? Bianca Berlinguer a Cartabianca ormai l’ha sempre con sé, seduto sempre più vicino, se potesse lo terrebbe in braccio come fosse il suo Mauro Corona di peluche. Per completezza d’informazione? Magari. Se c’è una tesi c’è sempre bisogno dell’antitesi, e a nessuno frega della sintesi. Conta di più non essere spostati (per bassi ascolti) alle previsioni del tempo, dopo il Tg della notte. Floris invece gli antagonisti li confonde nel mucchio dei numerosi ospiti di Dimartedì. I troll ci sono, ma il pubblico deve scoprirli. Non è un caso che lo studio sembri una fiera di paese. Manca solo mangiafuoco, la donna barbuta e l’uomo scimmia sul monociclo. Perché? E’ la tv, bellezza.
Se arriva un esperto di clima che dice che in Italia c’è siccità, la tv ha bisogno di averne uno, anche incompetente, che risponde: “non è vero, ieri ho aperto la finestra e pioveva fortissimo”. E questo incapace esonderà su tutti gli schermi, aumenterà i followers e fonderà un partito. Un fisico russo (russo!),Vadim Zeland, ha spiegato questo fenomeno con la teoria del pendolo. Un’opinione ha una forza energetica che non è fissa ma oscilla spinta dalla forza opposte e man mano che le persone prendono una parte o l’altra la forza aumenta e coinvolge sempre più individui. Non esiste un pensiero se non oscilla con il suo contrario. Chi si fa coinvolgere non riesce più a produrre un pensiero proprio e deve prendere una parte.
In questo gioco le conseguenze non sono disastrose se dobbiamo dividerci tra Sgarbi e Mughini, tra Morgan e Bugo, tra Chris Rock e Will Smith, ma già se cominciamo a parlare di sì vax e no vax la cosa si fa più pericolosa. Se parliamo di guerra, di più. Esagerando si potrebbe dire che la guerra è un talk show che prosegue nella realtà concreta. Perciò propongo di far scorrere sotto le immagini dei talk la didascalia: “E’ solo televisione, per la verità rivolgetevi a qualcun altro”.