Il timore che l’inflazione rimanga elevata e si accompagni a una recessione, insieme all’escalation del conflitto in Ucraina e alla oggettiva debolezza di un Paese il cui rapporto debito/pil ha superato il 150%, sta facendo progressivamente salire il “rischio Europa” percepito dai mercati. Venerdì i tassi di interesse pagati dai titoli di Stato di tutti i principali Paesi dell’Unione hanno subito forti rialzi.

Il rendimento dei Btp decennali il 6 maggio è salito al 3,1%, ai massimi dal novembre 2018. Il differenziale (spread) rispetto ai tassi pagati dai Bund tedeschi a 10 anni ha toccato i 202 punti base per poi ripiegare e chiudere poco sopra i 200, complice il fatto che anche il decennale tedesco si è impennato all’1,1%, valore record dal 2014. Non ha aiutato il crollo della produzione industriale che in Germania a marzo, stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica (Destatis), si è contratta del 3,9% rispetto a febbraio. Si tratta, riporta l’istituto, del calo più marcato dalla crisi del Covid dell’aprile 2020 quando il calo era stato del -18,1% rispetto a marzo 2020.

Di fronte ai timori che evidentemente serpeggiano sui mercati Frank Elderson, membro del consiglio direttivo Bce, nel corso di una sessione di Q&A su Twitter ha detto che l’Eurotower deve “garantire che la politica monetaria sia trasmessa in modo uniforme a tutte le parti dell’area dell’euro” ed è pronta a “utilizzare un‘ampia gamma di strumenti per affrontare la frammentazione, inclusa la possibile flessibilità nell’ambito dei reinvestimenti del Pepp“, cioè il programma di acquisto di titoli di Stato interrotto a marzo. Per “frammentazione” si intende un eccessivo divario tra gli spread: la banca centrale sta dunque studiando interventi da mettere in campo nel caso di derive che riguarderebbero in prima battuta i Paesi più indebitati del Sud Europa.

Giovedì Wall Street era affondata con il riemergere della paura di una stagflazione. Il rally innescato mercoledì dalla decisione della Fed si è dimostrato di breve durata con gli investitori che, digerito l’annuncio del rialzo dei tassi, temono che la banca centrale americana incontri difficoltà nella sua lotta all’inflazione in uno scenario di rallentamento economico, in cui il rischio recessione si fa più pressante.

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