Le associazioni di cittadini, dipendenti e risparmiatori: "Colpo di spugna offensivo nei confronti dei dipendenti della banca, dei risparmiatori che hanno perso dei capitali e del territorio di Siena che si è visto depauperare una ricchezza costruita nei secoli"
“Nella storia d’Italia ci sono molti buchi neri e, quando ci sono scandali evidenti, sembra che siamo un Paese di fantasmi”. Lo storico sindacalista dei bancari Lando Maria Sileoni, da ben 12 anni segretario generale della Fabi, si è così unito al coro dei commenti alla sentenza d’appello del processo Mps che venerdì 6 maggio ha visto assolti tutti gli imputati, sia le persone sia le banche straniere, dal contestato aggiotaggio in una serie di operazioni finanziarie realizzata dal Monte dei Paschi di Siena sui derivati Alexandria e Santorini per coprire le perdite provocate dall’acquisto di Antonveneta.
“Non si trova mai un colpevole, gli avvocati sono sempre molto bravi e più bravi rispetto alla controparte. Insomma, si trova sempre o un’assoluzione in primo grado o in appello o una soluzione che in qualche modo mette pietre tombali sopra circostanze ed eventi che sono stati catastrofici”, ha aggiunto. Sileoni ha poi rimarcato che “quello di Mps che ancora oggi è un problema nonostante ci lavorino bene oltre 22.000 lavoratori e famiglie, è un problema che sta incidendo pesantemente all’interno dello sviluppo stesso del settore bancario in Italia; è fallita recentemente la trattativa tra Unicredit e il ministero dell’Economia per la vendita del Monte dei Paschi. Al momento non ci sono soluzioni di mercato. Questa situazione deve essere certamente risolta, perché la Banca centrale europea ha dato del tempo, ma non sarà infinito. È chiaro che ci aspettavamo una sentenza che ci potesse dire perché è stato creato questo buco. Ma sembra sempre che ci siano dei fantasmi dietro decisioni gravissime che hanno prodotto enormi problemi al Paese e buchi enormi pagati dai cittadini con aumenti di capitale rilevanti a carico delle finanze dello Stato”.
Punta il dito contro il potere del centrosinistra, invece, il sindaco di Siena Lugi De Mossi, che in una nota si è appellato al “tribunale della storia” che “giudicherà con severità un intero sistema di potere senese che ha portato al disastro della terza banca del Paese”. Secondo De Mossi, “al di là delle responsabilità legali o penali individuali di singoli amministratori della banca, ci sia forte e ineludibile la responsabilità di un intero sistema. Quello del centrosinistra senese che ha per decenni, in raccordo anche col piano nazionale, costruito le condizioni ambientali perché Monte dei Paschi finisse per implodere”. Condizioni attuate “intrecciando in modo perverso, con eccessiva e inopportuna familiarità e prossimità, finanza, istituzioni, politica – aggiunge -, scegliendo le persone evidentemente sbagliate, gestendo ogni posto disponibile in una logica monolitica, e finendo per narcotizzare una città e soffocarne le energie”.
“Dopo tutto quello che è successo nessuno è responsabile. Allora tutto è chiaro: Antonveneta si è comprata da sola”, è il commento di Pierlugi Piccini che di Siena è stato sindaco tra il 1990 e il 2001. “È molto strano, dopo tutto quello che è successo negli ultimi 7 anni, che si arrivi a un totale annullamento della sentenza di primo grado – ha detto all’Adnkronos -. Quello che mi colpisce è che le spese del processo saranno a carico delle parti civili e credo che sarà un esborso notevole. La conclusione che sembra delinearsi dopo questo verdetto è che non è successo nulla. C’è un azzeramento totale di tutto quello che c’è stato. Credo che ora ci sarà un ricorso in Cassazione. Comunque aspetto di leggere le motivazioni”.
Meraviglia, stupore, rabbia e delusione, poi, dalle associazioni di dipendenti, cittadini e risparmiatori. Romolo Semplici, rappresentante dell’Associazione Pietraserena di Siena, all’Adnkronos ha parlato di sentenza “sconvolgente”, un “colpo di spugna offensivo nei confronti dei dipendenti della banca, dei risparmiatori che hanno perso dei capitali e del territorio di Siena che si è visto depauperare una ricchezza costruita nei secoli”. Non solo. “Si rimane anche sconcertati da questa giustizia, che ci ha messo più di dieci anni per andare a sentenza e con una contraddizione così grande fra primo e secondo grado che è mortificante e deludente. È quasi una provocazione per il cittadino comune”, continua Semplici. Per Semplici “c’erano tutti gli elementi per capire che c’erano delle responsabilità, non solo di Mussari, Vigni e Baldassarri, ma molto più ampie e che coinvolgevano gli organi di vigilanza, la Banca d’Italia, la Fondazione Montepaschi“. Quella del Montepaschi, continua il rappresentante dell’Associazione Pietraserena, “è un’emblema della malagiustizia italiana, che ha bisogno di riforme sostanziali. Chi ha le colpe di questo disastro? Chi ha responsabilità precise nella distruzione di un patrimonio stimato in 50 miliardi di euro?”.
“È una vicenda grottesca. Qualcuno si è sbagliato. O il giudice nel corso del primo giudizio, oppure ieri il giudice di Appello. Non è possibile ipotizzare che non ci sia un responsabile per questa scellerata vicenda”, ha aggiunto il presidente dell’Associazione Vittime del Salvabanche, Letizia Giorgianni per la quale “non rimane che un’unica riflessione: o sono inadeguate le persone che debbono applicare queste norme a tutela dei risparmiatori o sono inadeguate le norme stesse su questo tipo di reato economico“. E questo, rileva il presidente dell’Associazione Vittime del Salvabanche, “non riguarda solo Mps ma anche le altre vicende bancarie. Sembra che siano calamità naturali, un evento casuale che può accadere senza che la responsabilità sia di nessuno. E a pagare sono sempre i soliti: risparmiatori, investitori – che non è una parolaccia in quanto investire in una banca sana è sacrosanto – e i cittadini”.
Da un punto di vista giudiziario, il professore Mario Ascheri, già professore di storia del diritto medioevale e moderno all’Università di Roma Tre, studioso delle vicende storico-politiche senesi, “è probabile che si andrà in Cassazione e naturalmente nel frattempo incomberà la prescrizione”. Secondo lo studioso “dalla breve dichiarazione dell’avvocato Mussari sul giudice naturale, mi sembra si possa desumere che la Corte di appello di Milano abbia posto un problema formale, anche di competenza”.