Il sorpasso sul Dup (il partito democratico unionista) è avvenuto sia nella percentuale di voti (29% contro 21,3), sia - ed è la prima volta - nel numero di seggi (21 contro 19). Il Sinn Féin propugna la storica idea nazionalista della riunificazione con la Repubblica d’Irlanda, ponendola però in una prospettiva temporale indeterminata. Come prima forza in Parlamento, il partito può ora ambire alla guida di un nuovo governo di coalizione
Storico sorpasso nel Parlamento locale dell’Irlanda del Nord all’esito delle elezioni amministrative britanniche di giovedì: i repubblicani cattolici del Sinn Féin – ex braccio politico della guerriglia separatista dell’Ira – hanno infatti conquistato la maggioranza relativa alla Camera di Belfast, superando il maggiore dei partiti unionisti protestanti, il Dup (Partito democratico unionista). Il sorpasso è avvenuto sia nella percentuale di voti (29% contro 21,3), sia – ed è la prima volta – nel numero di seggi (21 contro 19). Il trionfo del Sinn Féin è destinato ad aggravare le tensioni già riaccese dal dopo Brexit e a mettere a dura prova i precari equilibri di condivisione del potere frutto degli storici accordi di pace del Venerdì Santo 1998: “È un decisivo momento per la nostra politica e il nostro popolo”, ha detto la leader del partito Michelle O’Neill. “Oggi s’inaugura una nuova era che credo offra a tutti noi l’opportunità di reimmaginare le relazioni in questa società sulla base dell’equità, sulla base dell’uguaglianza e sulla base della giustizia sociale”, ha aggiunto, dicendo di voler lavorare in nome della collaborazione e non delle divisioni.
Il Sinn Féin propugna la storica idea nazionalista della riunificazione con la Repubblica d’Irlanda, ponendola però in una prospettiva temporale indeterminata, frenata dal fatto che il governo di Dublino si guarda bene dall’incoraggiare un orizzonte conflittuale con Londra. Sul piano economico-sociale, invece, il partito è su posizioni di sinistra radicale. Come prima forza in Parlamento, il Sinn Féin può ora ambire alla guida di un nuovo governo di coalizione nordirlandese e chiedere – come ha già fatto – l’incarico di premier per Michelle O’Neill, 45 anni, lasciando il ruolo di vicepremier agli unionisti. Se questi ultimi dovessero d’altronde rifiutare, sullo sfondo delle tensioni post Brexit riemerse nei mesi scorsi in Ulster, la gestione dell’amministrazione nordirlandese tornerebbe, in base alla legge, nelle mani del governo centrale di Londra guidato da Boris Johnson.