Ci risiamo. Distrazione? Ignoranza (nel senso di ignorare)? Fretta? Scarsi controlli? Comunque sia, ancora una volta due superstar dell’arte italiana – che hanno il solo involontario difetto di raffigurare lo stesso personaggio, il biblico eroe David – sono stati scambiati. A commettere l’errore è stata l’Anica, l’Associazione di categoria che rappresenta le industrie italiane del cinema e dell’audiovisivo), fa una brutta figura. Anzi, terribile.
Perché scambiare il David di Donatello – simbolo del più importante riconoscimento italiano per cinema e audiovisivi che esiste da 67 anni – con quello di Michelangelo Buonarroti, ormai francamente non è più ammissibile. Soprattutto in Italia. Soprattutto ai livelli d’eccellenza che gli organizzatori della serata vorrebbero gli fossero riconosciuti. Eccellenza sì, anche negli svarioni. Appena qualche giorno fa il fiorentino Carlo Conti ha condotto su RaiUno la cerimonia dei “Premi Donatello”. Finita la manifestazione, è comparso sulla home page del sito web dell’Anica un video della durata di 45 secondi in cui compaiono, categoria per categoria, le liste dei vincitori. Una sorta di riepilogo della bella serata di premiazioni. Peccato che nella “copertina” del video – praticamente il “fermo immagine” della prima slide che poi scompare in dissolvenza – oltre al logo del premio con la dicitura “DAVID DI DONATELLO. Accademia del Cinema italiano” e la raffigurazione del David di Donatello (in bronzo) che è custodito nel Museo nazionale del Bargello di Firenze, compare per intero la fotografia di un altro David, quello di Michelangelo Buonarroti, realizzato in marmo all’inizio del XVI secolo e visibile nella Tribuna della Galleria dell’Accademia, sempre a Firenze, che quest’ano compie 140 anni. Eppure le due figure sono a pochi centimetri l’una dall’altra ed è evidente che si tratta di due opere diverse. Insomma per l’Anica – ente presieduto da Francesco Rutelli- un David vale l’altro.
Si tratta di un errore aggravato intanto dal fatto che l’Anica attinge a piene mani dalla cultura italiana e dai picchi d’eccellenza che questa offre. La seconda aggravante è rappresentata dalla recidiva, poiché è capitato altre volte che i due David venissero scambiati, per cui bisogna porre la massima attenzione quando si producono questi supporti filmati che utilizzano immagini di opere d’arte. Come se l’evidente errore sul sito web dell’Anica non bastasse, lo stesso video è stato postato sulle pagine social dell’Anica e del Premio (Instagram e Facebook), per cui la cantonata è diventata virale. Ma alla fine c’è a qualcuno cui importa di questo abbaglio? Sinceramente noi speriamo di sì, e che qualcuno paghi per questa inesattezza, troppo grossa per passare inosservata. Perché altrimenti verrebbe da pensare che il povero Donato di Niccolò di Betto Bardi, in arte semplicemente Donatello, che da vivo fu un artista rivoluzionario, in effetti senza rendersene conto fece un grande sbaglio, ovvero quello di realizzare due sculture raffiguranti il David. Prima in marmo e una trentina di anni dopo in bronzo.
La scelta errata non riguardò il materiale, e neanche nella posa della figura. No, l’errore fu proprio nell’individuazione del personaggio – il David appunto – e nelle sue dimensioni, perché un secolo dopo aver scolpito quello suo di marmo (e una sessantina di anni dopo quello che lo stesso fuse in bronzo), un altro grande artista – Michelangelo Buonarroti – si cimentò nella stessa fatica, scolpendo un David sempre in marmo, ma alto oltre 5 metri, invece di 158 centimetri di quello in bronzo del buon Donato. Ecco, Donatello probabilmente paga lo scotto di aver realizzato un David in bronzo a grandezza naturale, nel 1440, mentre Michelangelo concepì il colosso che terminò nel 1504 e che strada facendo nel tempo ha attirato su di sé più attenzioni del suo..rivale, anche se i due capi d’opera non possono entrare in concorrenza. Per cui in quella prima, colpevole slide del video dei premiati, anche se il piccolo logo è giusto, la foto grande, che raffigura il David di Michelangelo, è colpevolmente sbagliata e fuorviante. Però se non altro, anche nell’errore l’Anica ha rispettato le proporzioni dei due capolavori. Magra e amara consolazione.