Il fatto certo è l’avvio della “revisione strategica” da parte di Whirlpool dell’area Europa, Medio Oriente e Africa con una “ulteriore focalizzazione del portafoglio” sulle “attività ad alta crescita e ad alto margine”. Il sottostante è che, quando terminerà l’analisi nel terzo trimestre del 2022, arriveranno le decisioni. E potrebbero essere drastiche, compresa la vendita o la riduzione del perimetro degli impianti in attività. Tradotto: chiusure e licenziamenti. Ed è questo lo scenario più temuto dai sindacati, ‘scottati’ dall’esperienza vissuta all’indomani dell’accordo triennale datato 2018 nel quale l’azienda di elettrodomestici si era impegnata a investire 250 milioni di euro in Italia rilanciando diversi stabilimenti e arrivando a zero esuberi al termine della cassa integrazione concessa dal governo. Come è finita lo sanno bene i lavoratori dello stabilimento di Napoli, che la multinazionale statunitense ha deciso di chiudere senza tanti complimenti scontrandosi con la strenua lotta degli operai. Dopo la dismissioni del sito campano, in Italia restano 6 sedi tra magazzini, impianti e uffici per un totale di circa 4mila dipendenti: si tratta di uno dei principali poli della produzione europea, che comprende anche Polonia e Repubblica Ceca.

I “gravi segnali” di disimpegno – Visti i chiari di luna messi nero su bianco dalla società, quindi, i sindacati si sono mossi in anticipo e ne chiedono conto non solo a Whirpool, che già a fine febbraio ha declinato la richiesta di illustrare il piano industriale per il prossimo triennio, ma anche al governo. L’invito rivolto è chiaro: “Riteniamo necessario interessare urgentemente anche il governo”, scrivono Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm ricordando come Whirlpool “già in passato ci aveva dato gravi segnali di disimpegno”, frenati dalla “breve ripresa economica” che “aveva rilanciato anche la produzione di elettrodomestici”. Adesso il nuovo rallentamento dell’economia, indotto dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, “sta facendo evidentemente valutare alla direzione americana – denunciano i metalmeccanici – la possibilità dell’abbandono, una possibilità quasi senza precedenti per una grande multinazionale leader del suo settore”. I sindacati non hanno intenzione di attendere che si arrivi al momento in cui i giochi saranno ormai fatti: “Non possiamo apprendere le decisioni della corporation a cose fatte”, spiegano denunciando l’idea del gruppo di “concentrarsi , causa crisi, nelle regioni profittevoli del pianeta, escludendo implicitamente l’Europa”.

Tibaldi (Fiom): “Inquietante silenzio del governo” – Il conflitto in Ucraina “provoca effetti economici dei quali in governo deve assumersi responsabilità trovando il modo di salvaguardare gli approvvigionamenti, mantenere la produzione e salvare la occupazione”, concludono Fim, Fiom e Uilm annunciando che proveranno “a sondare la possibilità di iniziative di livello europeo insieme ai sindacati” degli altri Paesi. Per Barbara Tibaldi, componente della segreteria nazionale della Fiom, la multinazionale statunitense ha legato la revisione dei suoi piani nell’area Emea con la guerra in maniera “strumentale” perché “nessuno può credere che il conflitto cambi in maniera così radicale le strategie globali” di una multinazionale. Per questo, spiega a Ilfattoquotidiano.it, “è necessario aprire un confronto tra governi a livello europeo” perché “altrimenti rischiamo la desertificazione industriale di un continente”. Le scelte di Whirlpool illustrate dal ceo Marc Bitzer arriveranno in autunno, ma ad avviso di Tibaldi hanno una genesi datata: “Quando dicevano che da Napoli passava il disimpegno dall’Italia non venivano creduti – spiega – In realtà, viste le ultime novità, sottovalutavamo il problema”. E definisce “inquietante” il “silenzio del governo” perché, senza Whirlpool, “si arriva a un sostanziale azzeramento della produzione di elettrodomestici in Italia”. Da qui la richiesta di una “necessario confronto istituzionale immediato”.

Dov’è Whirlpool in Italia – Un eventuale disimpegno degli statunitensi potrebbe aprire le porte a competitor come i cinesi di Haier – che ha già un sito di “rappresentanza” a Brugherio, storica sede dell’ex Candy della famiglia Fumagalli – e i turchi di Beko, ma il perimetro italiano è così ampio da rendere complicato un mantenimento dello status quo. A oggi infatti la multinazionale conta su sei sedi che tengono insieme buona parte del Paese. A Caserta ha un centro di stoccaggio chiave a livello europeo, mentre i piani cottura a induzione vengono prodotti a Fabriano, dove è attivo anche un centro di ricerca. Nell’impianto di Siena, invece, Whirlpool produce frigoriferi a pozzetto e a Cassinetta di Biandronno sia frigoriferi che forni a microonde. C’è poi il caso di Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno: nel piano 2018-2021 era stato indicato come il polo delle lavatrici e lavasciuga da incasso per tutta l’area Emea con il trasferimento dalla Polonia della produzione. A quattro anni di distanza com’è finita quella promessa? La multinazionale con sede a Pero, dice Tibaldi, l’ha in “larga parte disattesa”.

Twitter: @andtundo

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