Non è festa solo in Russia, ma anche in tutte le ex repubbliche sovietiche, compresa l’Ucraina. Così, per il 9 maggio – che a Kiev si festeggia l’8 per questioni di fuso – sia Vladimir Putin che Volodymyr Zelensky parlano ai rispettivi popoli. E si accusano l’un l’altro di nazismo, cioè di ispirarsi proprio a quel movimento totalitario di cui entrambi celebrano la sconfitta nel Giorno della memoria e della riconciliazione. Inizia il presidente ucraino con un nuovo video pubblicato sui social, stavolta in bianco e nero: “Ogni anno l’8 maggio, insieme a tutto il mondo civilizzato, onoriamo tutti coloro che hanno difeso il pianeta dal nazismo durante la seconda guerra mondiale”, esordisce. “Milioni di vite perse, destini mutilati, anime torturate. E milioni di ragioni per dire: “Mai più!“. Conoscevamo il prezzo che i nostri antenati hanno pagato per tutto questo. Sapevamo quanto fosse importante conservarlo e testimoniarlo ai posteri”, declama indossando una t-shirt nera con la scritta “I’m Ukrainian“.

Ma quest’anno – prosegue mentre l’inquadratura stringe sul suo mezzobusto – “diciamo “mai più” in modo diverso, sentiamo questo “mai più” in modo diverso. Suona doloroso, crudele. Non un’esclamazione, ma un punto interrogativo. Tu dici “mai più”? Chiedilo all’Ucraina. Il 24 febbraio le parole “mai più” sono state cancellate da centinaia di missili alle quattro del mattino, che hanno svegliato tutta l’Ucraina. Abbiamo sentito terribili esplosioni, abbiamo sentito “di nuovo”. Decenni dopo la seconda guerra mondiale, il buio è tornato in Ucraina e tutto è bianco e nero”, dice mentre scorrono immagini di tank e bombardamenti. “Di nuovo! Il male è tornato. In un’uniforme diversa, sotto slogan diversi, ma per lo stesso scopo“, afferma. “Una sanguinosa ricostruzione del nazismo è stata organizzata in Ucraina. Una ripetizione fanatica del regime nazista. Le sue idee, azioni, parole e simboli, una maniacale riproduzione dettagliata delle sue atrocità. E persino tentativi di superare ilmaestro” e stabilire un nuovo record mondiale di xenofobia, odio, razzismo e numero di vittime che possono causare”.

Nelle stesse ore Vladimir Putin invia un telegramma di congratulazioni istituzionali, in ricordo della capitolazione del 1945, ai capi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. E celebra i popoli degli Stati (riconosciuti e non) che ai tempi facevano parte del territorio dell’ex Unione sovietica: Azerbaigian, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Abkhazia, Ossezia meridionale e le due repubbliche separatiste del Donbass, ma anche la Georgia e la stessa Ucraina. “Oggi è nostro dovere comune prevenire la rinascita del nazismo, che ha portato tanta sofferenza a persone di diversi Paesi”, scrive, riferendosi al governo di Kiev. E celebra i militari russi, che “come i loro antenati, stanno combattendo spalla a spalla per la liberazione della loro terra natale dalla feccia nazista, esprimendo fiducia che, come nel 1945, la vittoria sarà nostra. In questo giorno – aggiunnge – rendiamo omaggio ai soldati e ai lavoratori del fronte interno che hanno sconfitto il nazismo a costo di innumerevoli vittime”.

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