“Sono entrata in un bar alle 8 di mattina e tre alpini ubriachi mi hanno accerchiata. Hanno iniziato a tirarmi per la giacca e a toccarmi. Nessuno intorno a me ha detto niente”. “Sono stata molestata verbalmente da almeno 10 di loro, erano le 17.30″. “Ero in bicicletta, mi hanno fermata e hanno cercato di farmi entrare in un capannone“. “Faccio la cameriera, ho subito gente che allunga le mani, cerca di darti baci sulla guancia dopo aver cercato di toglierti la mascherina, continui apprezzamenti”. Sono più di 150 i casi di molestie raccolti dalle femministe di Non una di meno durante l’adunata nazionale degli Alpini a Rimini dello scorso weekend. Tre donne hanno condiviso con ilfattoquotidiano.it le loro storie: “Si muovevano in branco”, raccontano, “si sentivano forti della penna nera in testa e hanno potuto fare quello che volevano senza che nessuno dicesse niente”. I messaggi e le segnalazioni sono state rilanciate sugli account social di Nudm e sono stati così tanti che, nelle scorse ore, il gruppo ha deciso di aprire un account Telegram per sostenere chiunque avesse bisogno di assistenza. I racconti sono tutti molto simili: palpeggiamenti, tentativi di aggressioni fisiche e approcci inappropriati e sempre più insistenti. Tante le storie di donne aggredite mentre erano sul posto di lavoro, nei bar e negli hotel. Moltissime le minorenni. “Noi chiediamo che le istituzioni prendano posizione, anche solo per rispetto delle vittime”, dice Alice, 26 anni e tra le attiviste che hanno raccolto le storie in queste ore. “L’Associazione nazionale alpini ha scelto l’omertà. Il Comune non parla da tre giorni. La vicesindaca ha minimizzato dicendo che si tratta di ‘poche mele marce’, ma noi a questa retorica non crediamo più”. L’Ana, contattata da ilfattoquotidiano.it, ha fatto sapere che sta preparando un comunicato stampa. Eppure non è la prima volta che capita durante un raduno: a Trento nel 2018 la stessa associazione fu costretta a prendere posizione contro le molestie dei propri iscritti.

Le denunce: le aggressioni nei bar, in strada e al lavoro Gli episodi segnalati a Rimini sono tanti e le vittime descrivono un clima pesante a qualsiasi ora del giorno e della sera. “Sabato mattina sono andata in un bar del centro. Erano le 8 e aveva appena aperto”, racconta a ilfattoquotidiano.it una donna di 40 anni che chiede di restare anonima. “Sono stata subito accerchiata da tre alpini di poco più di 30 anni. Erano ubriachi e hanno cominciato a chiedermi se volevo una tequila. Ho rifiutato e mi sono spostata, ma loro mi hanno seguita tirandomi per la giacca. Avevo la mascherina e hanno cominciato a gridarmi di toglierla. Poi sono passati ai commenti fisici: avevo una giacca larga e loro mi hanno toccato la pancia chiedendomi se ero incinta”. A quel punto lei si è spostata ancora. “Mi sono divincolata e ho dovuto farmi spazio con i gomiti per riuscire a liberarmi. Allora mi hanno gridato che sono ‘frigida’. Mi hanno lasciata in pace solo perché è entrata un’altra ragazza e si sono spostati verso di lei”. Nessuno intorno è intervenuto. “Per tutti era normale, ‘sono alpini’, è gogliardia’ dicevano le altre persone. Io non mi sento tutelata neanche dalle nostre istituzioni, penso al Comune, ma anche alla Regione. Nessuno ha preso posizione, anzi hanno minimizzato. Però poi quando c’è da andare in piazza contro la violenza sulle donne, sono tutti dietro lo striscione di Non una di meno”.

Raffaela invece ha 19 anni ed è stata aggredita verbalmente domenica pomeriggio. “Sono arrivata a Rimini verso le 17.30, insieme a un’amica e un amico”, racconta a ilfattoquotidiano.it. “In tutto l’arco della giornata sono stata molestata verbalmente da almeno 10 alpini, io rispondevo a tutti perché sono fatta così e mi faccio rispettare. Alle 21.30 però mi sono scontrata con un alpino che stava correndo verso di me guardandomi negli occhi e dicendo cose incomprensibili. Io allora mi sono scansata ribattendo: ‘Ma che problemi hai?‘”. A quel punto l’uomo, dice la 19enne, ha iniziato a seguirla. Ed è intervenuto in sua difesa l’amico: “Il mio amico si è preso spintoni e pugni da parte di questo e del suo gruppetto”. E visto che Raffaela rispondeva, l’alpino l’ha aggredita: “Mi ha preso e mi ha dato uno schiaffo facendomi cadere”. Nel mentre, racconta, sono passate “quattro volanti” e una sola si è fermata. “Ma alla fine hanno difeso gli alpini anche i passanti che hanno visto tutta la scena e volevano portare in caserma il mio amico perché straniero”. E chiude: “Io spero solo di ricevere aiuto da qualcuno perché stanotte non ho dormito e ho già avuto un attacco di panico perché la mia testa ha solo quel pensiero fisso”.

Tante le denunce di ragazze e donne che hanno subito le molestie mentre lavoravano. Nicoleta, studentessa 24enne, stava lavorando in un locale del centro città quando nel pomeriggio è stata aggredita da due gruppi di alpini. “Ero rimasta da sola in turno per qualche ora”, dice a ilfattoquotidiano.it. “e sono stata accerchiata dietro il bancone prima da tre ragazzi circa sui 26 anni, ai quali si sono uniti due trentenni che non li conoscevano. Non volevano pagare, dicevano che prima dovevo indossare uno dei body per il mare che vendiamo insieme alla bevande. Poi un altro ha tirato un pugno al vetro e ha detto: ‘Non puoi fare così, noi siamo gli alpini’. Come se solo per questo potessero fare tutto”. Nicoleta non poteva allontanarsi troppo perché era da sola nel locale: “Ho detto che dovevo continuare a lavorare e mi hanno gridato che ero frigida. Intanto entravano e uscivano anche altri alpini, molto più anziani, e nessuno di loro ha detto qualcosa”. Le storie sul posto di lavoro sono tante. “Un alpino ha provato a leccarmi sulla bocca mentre prendevo un ordine al tavolo“, ha scritto una di loro sul suo account Twitter “Diario di una barista sottopagata”. “Uno mimava un atto sessuale mentre mi giravo per sparecchiare. Un altro mi ha spinto in modo da farmi sedere sulle sue ginocchia. I commenti neanche li conto perché sarebbero troppi”. E non è la sola. Una ragazza che lavora in un hotel ha dovuto chiedere al fidanzato di raggiungerla per il turno di notte perché non si sentiva sicura a restare da sola. Altre, raccontano, “non sapevano come uscire dal lavoro” per timore di essere avvicinate e aggredite.

La rete di Non una di meno e il silenzio delle istituzioni – Le prime denunce sono arrivate giovedì. “Dal nulla ci hanno scritto quattro persone“, racconta Alice di Non una di meno. “Abbiamo deciso di fare una stories su Instagram per vedere se potevamo essere d’aiuto per altri casi. In due ore abbiamo ricevuto 30 segnalazioni. E non era neanche il giorno clou della manifestazione. Poi c’è stato un boom e siamo arrivate a 150 segnalazioni. Senza contare tutte coloro che si sono limitate a scrivere ‘sì anch’io'”. Una raccolta che Alice definisce “faticosa”. “E’ faticoso sentire tutte queste storie e sentire che non è stato fatto niente. Molto spesso anche se c’era la presenza delle forze dell’ordine”. Nudm ha organizzato un’assemblea pubblica, alle 20.30 di lunedì 9 maggio. Lì si deciderà anche se sporgere denuncia. “Ma le vittime sanno che in Italia è molto difficile che queste molestie siano riconosciute dalla giustizia, per non parlare del cat-calling”. Intanto continua il silenzio istituzionale. L’unica a parlare è stata la vicesindaca dem Chiara Bellini che sabato su Facebook ha minimizzato le segnalazioni: “Ritengo che non si debba accusare mai un gruppo o una categoria di persone solo perché fanno parte di essi alcuni poco di buono, delinquenti o molestatori”. Ha detto che “vanno condannati senza se e senza ma certi atteggiamenti sessisti, molestie verbali, commenti non voluti o graditi alle donne”. E ha chiesto agli alpini di monitorare i gruppi perché “il comportamento sbagliato di alcuni potrebbe nuocere anche alla buona reputazione e al senso civico degli altri”. Niente di più dal mondo della politica. Solo il leghista Matteo Salvini ci ha tenuto a dire che sta con gli alpini, nonostante le decine di segnalazioni di molestie. “Viva gli alpini”, ha scritto su Facebook.

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