La settimana dei mercati è cominciata come era finita la scorsa: male. Londra ha perso il 2,2%, Francoforte il 2% mentre Parigi il 2,6%. Milano ha chiuso a – 2,7%. Perdite marcate per Saipem, Diasorin e Prysmian. In guadagno Leonardo e Atlantia. Giornata fosca anche per Wall Street, l’indice S&P550 arretra del 2,8%, il Nasdaq del 3,1%. Pesano le mosse delle banche centrali e i timori per il rallentamento dell’economia globale e quindi, verosimilmente, dei profitti aziendali. Dollaro in rialzo dello 0,2% sull’euro. Continua la discesa delle monete digitali, con il bitcoin che scende verso i 32mila dollari dopo un ribasso nell’ultimo mese del 32%. Affonda il petrolio (- 5%).
Sale ancora il rendimento del Btp a dieci anni che ha raggiunto il 3,2% rivedendo i livelli di novembre 2018 salvo poi ritracciare a 3,17%. Il rialzo dei rendimenti italiani dell’ultimo mese è stato dello 0,74% (+2,2% in un anno) Il movimento al rialzo dei rendimenti ha coinvolto nella mattinata tutti i bond europei ma, di nuovo, è più accentuato per quelli italiani. Alla fine i bund decennale hanno chiuso con un leggero calo dei rendimenti all’1,08%. Questo fa si che lo spread, il differenziali tra i due rendimenti, si sia allargato fino a 209 punti. Un decennale francese rende l’1.62%, uno spagnolo il 2,2%, un decennale greco paga il 3,59%.
A spingere verso l’alto i rendimenti sono soprattutto le azioni restrittive delle banche centrali che stanno alzando i tassi o si accingono a farlo. Le ricadute sono però poi più o meno intense a seconda delle condizioni finanziarie dei singoli paesi. Nazioni con debiti elevati come l’Italia soffrono di più perché l’effetto del rialzo dei tassi sulle loro finanze pubbliche (attraverso gli interessi da pagare) sono maggiori. In questa situazione un aiuto alle casse dello stato arriva dalla ripresa dell’inflazione che riduce più velocemente il valore reale delle some da restituire ai creditori.