Media & Regime

Da ‘ce lo chiede l’Europa’ a ‘lo chiede l’America’? Perché è legittimo chiedere a Draghi di riferire

di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Gli italiani continuano a essere contrari all’invio di armi. La gioiosa macchina da propaganda che mette insieme il Pd, il salotto buono dell’economia e della finanza e i media pubblici e privati, pare non funzionare più e ai piani alti l’irritazione è palese. All’Huffington Post come al Corrierone danno la colpa alle ospitate di russi in tv. Strano, gli italiani hanno bevuto tutto: dal salvifico taglio delle pensioni al Job Act, dal Mes alla santificazione di Mario Draghi. E poi da 30 anni viene venduta, con successo, la favoletta che il Pd sia un partito di sinistra, o almeno l’unico che può governare per diritto di casta, anche quando perde le elezioni. Quindi che altra spiegazione potrebbe esserci se non la macchina di propaganda di Putin?

Il fatto vero è che lo zelo propagandistico incappa in continue contraddizioni e la gente sulla guerra è più attenta che sul resto perché i rischi sono enormi e fanno paura. A reti unificate va in onda, giustamente, la critica all’assenza di libertà di stampa in Russia. Contemporaneamente Enrico Letta freme di indignazione per i collegamenti di Marc Innaro e per l’intervista al ministro degli esteri russo Lavrov, poi chiede l’epurazione del professor Orsini dalla Rai. Il Copasir minaccia indagini, Fuortes, in Rai per conto del governo dei migliori, minaccia la chiusura di Cartabianca. È legittimo chiedersi se non si voglia approfittare dell’occasione per sovietizzare l’informazione scomoda?

Tutte le sere vengono trasmesse le immagini di guerra con il doloroso carico di vittime innocenti. Ma è spontaneo chiedersi il perché di tanto sfoggio di orrori, come se ci fossero delle guerre dove i bimbi non muoiono o dove non ci sono stragi di innocenti? Una narrazione a senso unico, tanto che le mogli dei militari asserragliati nella acciaieria Azvostal che chiedono di negoziare con i russi manifestando a Kiev e disperse con “maniere spicce” dalla polizia non fanno notizia nei tg.

Nessuno può mettere in discussione il diritto dell’Ucraina di difendersi, ma noi abbiamo il diritto di capire se le regole di ingaggio dell’Occidente sono cambiate. Una cosa è dare gli strumenti per difendersi dall’invasore e cosa ben diversa è trasformare l’Ucraina in un campo di battaglia tra Est e Ovest: è qui che scricchiola maggiormente la narrazione del “sistema”. Austin dichiara: “L’obiettivo è indebolire la Russia e Putin”. Biden afferma: “Putin deve lasciare il Cremlino”. Non si tratta più del diritto di difesa ma di fatto di un conflitto mondiale, in cui una parte, quella Occidentale, come l’altra, quella Russa, sono disposte a confrontarsi fino all’ultimo ucraino. E quando gli ucraini saranno finiti? Ci sono le atomiche, soprattutto sul suolo italiano e tedesco.

Letta su Repubblica dice che parlare di “guerra per procura” è una “ignominia”. Zelensky, che inizia a sentire puzza di bruciato, afferma che i negoziati di pace possono partire dalla situazione prima della invasione, che è stato interpretata come un’apertura al riconoscimento della Crimea alla Russia. Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo che a Stoltenberg vengono attribuite le parole: “La Nato non accetterà mai l’annessione illegale della Crimea“. Come chiamarla se non guerra per procura? Dopo i miliardi spesi in armamenti all’Ucraina gli Usa accetterebbero tutto quello che Zelensky è pronto a firmare per la pace senza tenere conto degli obiettivi americani? Per contro Zelensky è libero di tenere conto solo degli interessi del suo popolo e negoziare autonomamente le condizioni di pace? E quali sono gli obiettivi dell’Europa e dell’Italia?

È legittimo chiedere al presidente del Consiglio di riferire in Parlamento oppure dobbiamo aspettare che torni dagli Usa e passare da “lo chiede l’Europa” a lo “chiede l’America”? Enrico Letta ha un passato alla Trilateral Commission, Mario Draghi alla Goldman Sachs. Chi conosce questi enti sa che è legittimo chiedersi se entrambi siano “liberi” di rappresentare i nostri interessi. Queste sono le questioni e sono indipendenti dalla presenza o meno dei russi in tv.

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