La guerra del ministro Roberto Cingolani inizia ogni mattina dando uno sguardo ai dati sul livello di riempimento delle nostre riserve di gas. Siamo ad un soffio del 40% ma bisogna arrivare al 90% entro l’autunno 0per poter affrontare l’inverno in tranquillità. Non solo per i riscaldamenti ma anche, e soprattutto, per il regolare funzionamento delle industrie, visto che il 40% della nostra elettricità è prodotto da centrali che usano gas. “Siamo in un’economia di guerra”, ha affermato ieri il ministro, aggiungendo che “Su un secondo Recovery la commissione sta discutendo perché si sta facendo avanti una questione europea”. “In questa economia di guerra – ha proseguito – alcuni Paesi saranno molto più colpiti da queste scelte energetiche di altri”. E su questo fronte l’Italia è in prima linea. Insieme alla Germania è, tra i grandi paesi europei, quello che utilizza più gas , il meno inquinante dei fossili, e il sinora il 40% del gas impiegato (circa 30 miliardi di metri cubi /anno) proveniva da Mosca
Ora è partita la corsa alla diversificazione a cui però partecipano i paesi di mezzo mondo ed è quindi particolarmente impegnativa e gravosa. Il gas liquefatto che arriva via nave dagli Stati Uniti costa ad esempio almeno il 50% in più del gas russo. Nei giorni scorsi Cingolani è auspicato che, in attesa che la Commissione Ue faccia chiarezza su quello che le aziende energetiche europee possono o non possono fare di fronte alla richiesta del Cremlino di pagare il gas in rubli, si possa temporaneamente aderire allo schema di pagamento proposto da Mosca continuando a rifornirsi. Anche perché altrimenti sarebbero dolori: “Rischiamo problemi per il prossimo inverno”, ha ammesso il ministro la scorsa settimana.
“Abbiamo garantito 25 miliardi di metri cubi di gas, ma ci vorrà un po’ per far partire queste forniture. Dal 2024 in poi si raggiungerà il valore di regime”. Il riferimento è agli accordi stretti con Algeria da cui dovrebbero arrivare fino a 9 miliardi di mc in più, Egitto, Angola e Repubblica del Congo. Oltre alle forniture via nave di Gnl. Sono però per lo più flussi di gas che non saranno attivati in tempo per contribuire, se non in minima parte, alla ricostituzione delle scorte. La verità è che in questo momento serve importare gas russo a più non posso e, infatti, i flussi dal Tarvisio sono tornati su livelli elevati, fino a 3milioni di metri cubi/ora, dopo i cali che si erano registrati nei mesi scorsi. “I punti fondamentali – ha aggiunto – sono i prossimi 6-8 mesi. Dovesse esserci uno stop di fornitura russa ora, in tempi brevi, sarebbe un problema per il prossimo inverno”. Per Cingolani “se le forniture non saranno interrotte nei prossimi sei mesi – avremo un inverno tranquillo. Se si dovesse interrompere prima, arrivare all’inverno con gli stoccaggi vuoti sarebbe un problema”.