J-Ax ha sempre raccontato la sua vita senza filtri. Non solo attraverso le canzoni, ma anche nelle interviste non nascondendosi dietro tabù e falsi moralismi. Il suo intento è sempre stato quello di raccontare la vita con tutte le debolezze e mettere in guardia le nuove generazioni dalle insidie e dai pericoli che il percorso umano ed artistico nascondono dietro l’angolo. Il rapper ha ricordato, durante un racconto intenso per il podcast di Luca Casadei “One More Time”, cosa è accaduto quando ha debuttato come solista nel 2006, dopo il divorzio artistico con l’ex socio Dj Jad e gli Articolo 31 (“avevamo bisogno di prendere strade diverse”).
“Di sana pianta (primo disco in studio di Ax del 2006, ndr), un disco ad alto budget in cui credevano tutti. – ha affermato – Giornalisti, casa discografica, produttori. Una previsione di vendita di oltre trecentomila copie, alla fine ne abbiamo vendute solo trentamila. La casa discografica mi disse ‘non vogliamo più sentir parlare di te’, mi mandarono a fare i concerti nelle sagre di paese. Iniziai a drogarmi come un pazzo, stetti malissimo. Però poi in un bar conobbi un ragazzo che era insieme ai Club Dogo: era Marracash. Lui e i Dogo mi chiesero di tornare a fare un disco rap, a differenza di tutti gli altri che mi giudicavano come un eretico. Abbiamo fatto una versione della canzone Snob insieme, abbiamo fatto anche dei video su YouTube. Subito dopo l’album Di sana pianta è diventato prima disco d’oro, poi di platino”.
Marracash torna anche in altre occasioni importanti nella vita di Ax: “Mi chiamarono per X Factor e rifiutai, pensando che come giudici prendessero solo degli ex artisti. Però poi mi chiamò la Rai per ‘The Voice’. Il mio manager sparò una cifra assurda pensando che rifiutassero e invece accettarono. Marracash mi consigliò di farlo. È stata una grande esperienza. Poi me ne andai sbattendo la porta, ma col senno di poi li devo ringraziare”.
Molto si è parlato del fortunato sodalizio artistico con Fedez poi terminato tra silenzi tra i due e clamore mediatico: “Odio il conflitto, faccio finta che vada tutto bene e poi tronco di netto. Il mio terapista l’ha definita come una sindrome dell’agente segreto. Con Fedez avevo innanzitutto un’affinità artistica, ci ha unito anche l’amore per il punk rock. È uno che vuole spaccare il sistema. Ho provato a fare l’imprenditore con lui, però non fa per me. Pensavo di farcela, ma avere dipendenti mi ha tolto la serenità. Avevo paura per loro, nel mondo dello show business può finire tutto in un attimo. Oggi ancor più di ieri. Io voglio serenità, sono un paranoico che soffre d’ansia”.