Il produttore di armi statunitense Lockheed Martin prevede di raddoppiare la produzione di missili Javelin, missile anticarro che sta aiutando l’esercito dell’Ucraina a combattere l’invasione russa. Lo ha affermato ieri l’amministratore delegato della società James Taiclet in un’intervista spiegando che “L’obiettivo è aumentare la produzione da 2.100 a 4mila missili all’anno . L’ incremento richiederà fino a un paio d’anni, ha aggiunto. Una sola batteria di missili Javelin costa 256mila dollari (240mila euro) , duemila forniture in più significa ricavi aggiuntivi solo da questo prodotto per mezzo miliardo di dollari. Da quando la Russia ha invaso il 24 febbraio, gli Stati Uniti hanno portato in Ucraina armi per un valore di 3,4 miliardi di dollari, inclusi missili della Lockheed Martin, obici, sistemi Stinger antiaerei, munizioni e giubbotti antiproiettile. L’intenzione della Casa Bianca è di portare fino a 33 miliardi di dollari il valore del pacchetto di sostegno e di assistenza a Kiev. “Stiamo pianificando sul lungo periodo e non solo nei missili”, ha continuato Taiclet, osservando che si aspetta di vedere un aumento della domanda non solo per la guerra in Ucraina e per l’aumento dei budget europei nella difesa ma anche a causa delle minacce di Russia e Cina.

La settimana scorsa il presidente Joe Biden ha visitato una struttura della Lockheed in Alabama dove il gruppo costruisce armi insieme a Raytheon Technologies, altro big della difesa a stelle e strisce. Tra i “gioielli” di Lockheed c’è anche il jet di ultima generazione F35, costo unitario (tra gli 80 e 130 milioni di dollari a seconda del modello) in uso in molte aviazioni occidentali compresa quella italiana. Da inizio anno il gruppo ha guadagnato in borsa il 26%, portando la sua capitalizzazione a 120 miliardi di dollari e superando quasi indenne le turbulenze sui mercati delle ultime settimane. Insieme a Raytheon e Northrop Grumman costituisce il cuore dell’industria delle armi a stelle e strisce. I principali azionisti dei tre gruppo sono le società di gestioni patrimoniali State Street (14,8%), Vanguard (7,4%), Capital Research (5%) e Blackrock (4,8%)

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