Il dibattito sulla propaganda russa in tv arriva nell’aula del Copasir. Questa settimana l’organo bicamerale per la sicurezza della Repubblica sentirà in audizione il direttore dell’Aisi (i servizi segreti domestici) Mario Parente mercoledì 11 maggio e l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes giovedì 12, mentre mercoledì 18 sarà il turno del presidente dell’Autorità per le garanzie delle comunicazioni (Agcom), Giacomo Lasorella. Il tema sono le ospitate nei talk serali di Rai, Mediaset e La7 di giornalisti e opinionisti a libro paga del Cremlino, sospettati di usare le reti italiane per veicolare fake news sulla guerra in Ucraina o lanciare messaggi politici in patria o all’estero. Su questo tutti e tre gli auditi saranno chiamati a riferire, ognuno per la propria sfera di competenza. Ma soprattutto ad ascoltare: “Talvolta le audizioni servono non solo a chiedere, ma anche a dare informazioni riservate e sensibili in una sede che vincola tutti alla segretezza”, dice al fatto.it il presidente del Copasir, il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso.
In particolare, l’organo di palazzo San Macuto ha intenzione di condividere con Fuortes e Lasorella i risultati di un’istruttoria svolta in parallelo alle convocazioni, da cui risulta che l’Italia è uno dei Paesi-obiettivo della campagna di manipolazione mediatica di Vladimir Putin. E questo non per influire sui palinsesti, assicura Urso, ma al contrario “per tutelare, come ci impone l’Unione europea, la libera informazione dalla disinformazione che tende a penetrarla con diverse modalità, perché sappiamo che c’è un Grande fratello che sta agendo da dieci in maniera sistemica. Al Parlamento lo abbiamo già detto, e lo diremo ancora, nelle nostre relazioni annuali: ora lo diremo a quei soggetti che, per i ruoli che ricoprono, possono agire per garantire la resilienza del Paese”.
Come d’abitudine al Copasir, le convocazioni di Parente, Fuortes e Lasorella sono state decise per consenso, cioè all’unanimità e senza bisogno di esprimere un voto. “Il Comitato ha posto da tempo l’attenzione sull’utilizzo di forme di condizionamento sui mezzi di comunicazione pubblica e privata quali strumenti di ingerenza da parte di attori statuali invasivi”, aveva comunicato Urso al termine della seduta del 4 maggio scorso, spiegado che l’indagine avrebbe riguardato “l’ingerenza straniera e l’attività di disinformazione, anche al fine di preservare la libertà e l’autonomia editoriale e informativa da qualsiasi forma di condizionamento”, e citando le relazioni sul tema del Governo e del Parlamento europeo, nonché “quanto già indicato nella propria Relazione annuale al Parlamento del 9 febbraio 2022 in merito all’uso dello spazio cyber e di campagne di disinformazione da parte di attori statuali invasivi”.
La questione degli ospiti di marca russa, peraltro, era già emersa il 3 maggio durante l’audizione del direttore dell’Aise (i servizi per l’estero) Giovanni Caravelli, nonché durante quella dello stesso premier Mario Draghi a inizio aprile. Si è scelto però di non chiamare – anche se sarebbe stato possibile – i vertici di Mediaset e di La7, mentre è tramontata anche l’ipotesi di coinvolgere la Commissione di Vigilanza Rai nell’audizione di Fuortes: a spingere per la seduta congiunta, in una delle ultime sedute, era stato il dem Andrea Romano, ma quasi subito entrambi i presidenti (Urso e Alberto Barachini di Forza Italia) lo avevano stoppato sottolineando la diversità di competenze dei due organi.