Tuffo sotto i 30mila dollari (29.730 dollari) per il bitcoin, la più diffusa valuta digitale. Dopo aver toccando il valore più basso dal luglio del 2021, è scattata una reazione ha riportato la criptovaluta sopra i 31mila dollari, con un guadagno di circa il 4%. Dal massimo di quasi 69mila dollari toccato lo scorso novembre il bitcoin ha più che dimezzato il suo valore. Nell’ultimo mese ha perso il 26%, nell’ultima settimana il 14%. Si è insomma mosso in linea con i listini di borsa, per ora non si è verificata quella de-correlazione da molti auspicata. La correlazione con il Nasdaq si è anzi rafforzata come mai prima. E’ opportuno notare che le valute digitali si diffondono dopo la crisi finanziaria del 2008, in un contesto monetario anomalo, caratterizzato da un’abbondante liquidità. Ora che le banche centrali iniziano a ridurre la quantità di denaro in circolazione torna a rafforzarsi la gerarchia dei prodotti finanziari. A parte la moneta, dollaro in particolare, tutti gli altri sono promesse di pagamento di moneta (obbligazioni, azioni, derivate etc). Quando le condizioni monetarie sono lasche, questa gerarchia si attenua. Quando si stringono si ristabilisce. Per le monete digitali questa fase diventa una sorta di prova del nove per verificare come si comportano in una fase monetaria meno espansiva che sinora non hanno mai sperimentato.

Gli analisti tecnici (disciplina la cui solidità scientifica è questionata da molti economisti) si attendo questo punto che la discesa possa continuare. Jeffrey Halley, analista di mercato senior di Oanda, ha affermato in una nota che i modelli tecnici suggeriscono che il bitcoin potrebbe scendere fino ai 17mila dollari. La fase è difficile per tutte le monete digitale inclusi Ether, Litecoin, Dogecoin, Cardano. La capitalizzazione delle prime 500 criptrovalute al mondo si è dimezzata rispetto a novembre attestandosi ora a 1.600 miliardi di dollari. In discesa sono anche le azioni di società che hanno a che fare con le monete digitali. Le quotazioni di Coinbase sono in calo di oltre il 65% da inizio anno, quelle di MircoStrategy del 60%. Cali analoghi per le società specializzate in “mining”, ossia la produzione di valute digitali attraverso complessi algoritmi elaborati da potenti computer. Bitfarms ha perso da gennaio il 57% , e Marathon Digital Holdings il 63%.

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