Il Movimento 5 Stelle di Roma dà battaglia sull’inceneritore da 600mila tonnellate annue annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri. Insieme all’ex prima cittadina Virginia Raggi, il gruppo capitolino e gli esponenti municipali hanno avviato una raccolta firme, quartiere per quartiere, che ha preso il via dal parco di Tor Tre Teste e arriverà fino a Santa Palomba, l’area che sembra prossima a essere indicata come quella idonea a costruire l’impianto. La petizione “vuole finalmente raccogliere le voci del territorio”, spiega la capogruppo del M5s in Assemblea capitolina Linda Meleo. L’idea, ribadita nel corso dei presidi nei quartieri, è quella di sviluppare “alternative sostenibili e che guardano alla tutela della salute dei cittadini”, mentre il termovalorizzatore proposto dal sindaco dem è “una tecnologia vecchia di trent’anni”.

La mobilitazione, però, non si esaurisce con questa iniziativa. Il Movimento romano, con Raggi in testa, sta studiando anche un’azione legale nei confronti del Campidoglio. Ed è pronto a dimostrazioni anche d’impatto. Dopo aver portato nei banchetti in piazza magliette nere e bianche con su scritto “sì transizione ecologica” e “no inceneritore”, ora Paolo Ferrara, consigliere capitolino e storico esponente dei Cinque Stelle della capitale, dice di essere pronto a incatenarsi per protesta. “L’inceneritore che ci costerà 700 milioni di euro non serve a risolvere l’immondezzaio in cui si trova Roma ora, ma a bruciare rifiuti nel 2033 e per il ventennio successivo. Sono disposto a incatenarmi al cantiere per impedire questo scempio”, promette Ferrara.

All’origine dello scontro – che mette in bilico l’alleanza M5s-Pd anche nel Lazio – la decisione del governo Draghi di riconoscere al sindaco, con il Decreto Aiuti, i poteri commissariali necessari a derogare al piano rifiuti regionale e a realizzare l’inceneritore entro il 2025, anno del Giubileo nella Capitale. Il documento del governatore Nicola Zingaretti, infatti, non contempla la termovalorizzazione tra i metodi di smaltimento dei rifiuti. E quindi “l’ecomostro di Gualtieri è del tutto illegittimo, contrasta con il piano rifiuti regionale del 2020 e con le quattro direttive europee sull’economia circolare recepite dall’Italia, che escludono finanziamenti di qualsiasi genere agli impianti di incenerimento di rifiuti”, attacca Ferrara. Anche l’assessora lombarda M5S alla Transizione ecologica, Roberta Lombardi, si è espressa più volte contro la realizzazione dell’impianto.

A contestare le iniziative grilline, peraltro, non sono tanto i militanti del Pd di Gualtieri quanto i sostenitori di Carlo Calenda (uno dei candidati sindaco sconfitti), che rinfocolano sul territorio le scintille nazionali tra il loro leader e Beppe Grillo. “L’ex sindaca Raggi raccoglie firme per avviare un’azione legale contro il Campidoglio e per bloccare la realizzazione del termovalorizzatore a Roma. Sua la responsabilità di aver ridotto la città una discarica a cielo aperto. Sua e della sua giunta l’incapacità di dare una soluzione all’annoso ritardo accumulato dalla città nella chiusura del ciclo dei rifiuti”, attacca la in Assemblea capitolina della lista Calenda, Flavia De Gregorio.

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