Diritti

Lavoro e maternità, sul caso Franchi la Bonetti persevera: “Mettere le imprese nelle condizioni di non dover più dire quelle cose”

La ministra riconosce che le parole della stilista emiliana sulla scelta di assumere per i ruoli dirigenziali solo donne over 40 sono "una resa alla discriminazione". Ma, intervistata da Repubblica, sostiene che il punto non è sanzionare quelle discriminazioni bensì aiutare le imprese. Poi però afferma di averlo già fatto con il Family act e la decontribuzione per le lavoratrici che rientrano al lavoro dopo aver avuto un figlio

A sei giorni dal convegno durante il quale non ha preso le distanze dalle parole della stilista Elisabetta Franchi, che ha detto di assumere in ruoli dirigenziali solo donne over 40 per non “rischiare” che vadano in maternità, la ministra Elena Bonetti riconosce che si tratta di “una resa alla discriminazione“. Ma, intervistata da Repubblica, sostiene che il punto non è sanzionare quelle discriminazioni bensì “mettere le imprese italiane nelle condizioni di non dover più pronunciare un discorso come quello di Elisabetta Franchi”. La titolare delle Pari opportunità, che a caldo era sembrata giustificare la posizione dell’imprenditrice rimarcando come i datori debbano per esempio pagare i contributi per chi sostituisce la lavoratrice in congedo, ribadisce che le “frasi forti” della Franchi “mettono in luce anche reali difficoltà delle aziende nei confronti del lavoro femminile e della maternità”. Motivo per cui occorre “maggiore sostegno” alle aziende, dice l’esponente di Italia viva, affermando che “i congedi di maternità sono pagati soltanto in parte dallo Stato”, anche se la stragrande maggioranza dei costi è a carico dell’Inps.

L’intervistatrice insiste, ricordando alla ministra che la fondatrice del marchio di moda ha detto che “quando una donna va in maternità, poi scompare per due anni” (non è chiaro come li calcoli, visto che la maternità obbligatoria dura 6 mesi e il congedo parentale facoltativo fino a 10 mesi). “Un po’ offensivo, non trova?“. Bonetti non risponde ma sposta il focus, introducendo il tema dell‘”enorme numero di donne” che si licenzia dopo la nascita del primo figlio. “E’ diverso”, riprende la giornalista, “nelle parole della stilista era implicito un giudizio negativo sui congedi parentali. Ha aggiunto di essere tornata al lavoro, con i punti dolenti, a due giorni da un parto cesareo“. La ministra, che ricopre l’incarico dal settembre 2019 (faceva parte del governo Conte 2 e Draghi l’ha confermata), su questo replica che il congedo obbligatorio è “un diritto intoccabile della mamma e del figlio”, “da proteggere”, ma aggiunge che “se un’imprenditrice vuol tornare in azienda a 48 ore dal parto, libera di farlo”.

Dopo aver detto di non condividere le frasi sul fatto che tocca alle donne occuparsi del “camino di casa”, Bonetti conclude affermando che “i padri devono condividere la cura dei figli”. E rivendicando il risultato di aver portato a 10 giorni, con il Family act, i congedi per i papà. Con la legge di Bilancio sono poi stati tagliati del 50% i contributi previdenziali da versare per le lavoratrici che tornano al lavoro dopo la maternità. “Con queste misure abbiamo già tolto ogni alibi alle imprese nei confronti dell’assunzione delle donne e delle donne giovani”. Conclusione che sembra stridere con la necessità di “mettere le imprese nelle condizioni di non dover più pronunciare un discorso come quello”. Più netto il giudizio del ministro del Lavoro, Andrea Orlando: “Dobbiamo lavorare perché posizioni del genere siano esecrate e marginalizzate” e alle donne vanno dati al più presto “gli strumenti per non essere costrette a scegliere tra lavoro a famiglia”.