L’asse franco-tedesco vuol tornare a dettare la linea. E alla testa del nuovo movimento per un’Europa più autonoma, sovrana e anche allargata si mette di nuovo il presidente francese Emmanuel Macron. Risolta la questione della rielezione all’Eliseo, il capo dello Stato, nelle dichiarazioni a margine del bilaterale con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e in quelle nel corso della cerimonia di chiusura della Conferenza sul futuro dell’Europa a Strasburgo, rilancia il suo piano che prevede la formazione di un nuovo polo mondiale a Bruxelles che possa staccarsi almeno in parte dall’ombrello americano, comunque il principale alleato nello scacchiere internazionale, in vista della creazione di un nuovo ordine mondiale che preveda la definitiva ascesa di altre grandi potenze, Cina in primis.
“Agisci duramente. Vai veloce. Sogna in grande. Queste parole non sono solo prerogativa della Cina o degli Stati Uniti d’America – ha affermato il presidente francese – Facciamo nostre queste ambizioni. Teniamo presente che niente di questo sarebbe possibile senza questa anima extra-europea che ci rende unici, che stabilisce il corso, che dà senso alla nostra Europa e a questo continente senza precedenti dove le grandi celebrazioni si fanno parlando tutti le nostre lingue, nonostante abbiamo una lingua universale, la musica, i nostri inni europei. Questo percorso che abbiamo iniziato a tracciare qui, ora, a Strasburgo, è in un certo senso un giuramento. Questo giuramento di Strasburgo per un’Europa sovrana, unita, democratica e ambiziosa. Starà a noi essergli fedeli, tutti insieme”. Parole che suonano come l’incipit di un nuovo corso che dovrà comunque fare i conti con le divisioni interne ai 27 che, comunque, rimangono evidenti. Ma che partono dall’endorsement ricevuto da Berlino. Perché proprio Scholz, poche ore prima, si era congratulato perché “la Francia ha scelto per l’Europa e questo è stato un buon risultato. Abbiamo bisogno di un’Europa forte e sovrana. Vogliamo andare insieme su questa strada”.
Oltre a ribadire la necessità di una riforma dei Trattati che passi dall’eliminazione dell’unanimità in sede di Consiglio, per un’Europa più democratica e mai più ostaggio del veto di un singolo membro, Macron introduce il concetto di una nuova “comunità politica europea”, un nuovo soggetto più ampio dell’Ue che possa accogliere tutti quei Paesi che guardano a Bruxelles come a punto di riferimento, una “nuova organizzazione europea” che “consentirebbe alle nazioni europee democratiche che aderiscono al nostro insieme di valori di trovare un nuovo spazio di cooperazione politica, sicurezza, cooperazione nel campo dell’energia, dei trasporti, degli investimenti, delle infrastrutture, della circolazione delle persone e in particolare dei nostri giovani”. Vale per Paesi come l’Ucraina, per rimanere alla stretta attualità, ma anche per la Gran Bretagna, nonostante la Brexit: “La Gran Bretagna ha deciso di lasciare l’Unione europea – ha detto il presidente francese – ma può avere un posto in questa comunità politica. Abbiamo già una forma giuridica, ma non abbiamo una forma politica” per stabilire legami con i “Paesi vicini all’Europa”. Questo potrebbe essere un modo “per procurare stabilità” e una forma di cooperazione con alcuni Paesi europei come la Gran Bretagna.
Altri organismi allargati esistono già, sia al di fuori che all’interno dell’Ue, basta pensare rispettivamente al Consiglio d’Europa o all’area Schengen. È nostro dovere, ha aggiunto, porci questa domanda “su come organizzare l’Europa da un punto di vista politico e più ampio dell’Unione europea”. Anche perché per l’adesione dell’Ucraina ci vorranno anni, se non decenni. Mentre questo organismo permetterebbe una collaborazione più immediata, senza escludere la possibilità per i Paesi che ne fanno parte di accedere all’Ue in un secondo tempo.
Dichiarazioni, quelle di Macron, che non sono passate inosservate a Washington, dove un’Europa forte fa comodo, ma non al prezzo della creazione di una nuova entità che possa agire in maniera autonoma, anche in campo economico, militare e di sicurezza, cancellando così ogni tipo di coordinamento con le amministrazioni americane che, ad oggi, rimangono determinanti per quanto riguarda le posizioni delle varie cancellerie in ambito internazionale. “Un’Europa forte è essenziale, è una cosa positiva”, ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, rispondendo a chi gli chiedeva un commento sulle parole di Macron. Al di là delle dichiarazioni di facciata, resta da vedere se e come gli Usa decideranno di frenare la spinta autonomista imposta dal leader francese all’Europa.