Papa Francesco segue sempre con attenzione l’evoluzione della guerra in Ucraina. Al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, Bergoglio ha incontrato le mogli dei militari ucraini del battaglione Azov, l’unità con diversi componenti neonazisti e in passato accusati di crimini di guerra, i cui combattenti sono attualmente asserragliati nei cunicoli dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, opponendo l’ultima irriducibile resistenza in una città ormai già in mano dei russi. Si tratta di Kateryna Prokopenko, moglie del comandante Denys Prokopenko, Julia Fedosiuk, Hanna Naumenko e Olha Andrianova, accompagnate da Petro Verzilov. La richiesta del baciamano papale è arrivata per via diplomatica dall’ambasciata ucraina presso la Santa Sede alla Segreteria di Stato vaticana. La risposta positiva è arrivata, il 5 maggio scorso, a firma del sostituto del principale dicastero della Curia romana, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, ovviamente dopo il via libera del Papa.
“Spiritualmente inginocchiato davanti alla Vergine – ha pregato recentemente Francesco pensando al conflitto in Ucraina – le affido l’ardente desiderio di pace di tante popolazioni che in varie parti del mondo soffrono l’insensata sciagura della guerra. Alla Vergine Santa presento in particolare le sofferenze e le lacrime del popolo ucraino. Di fronte alla pazzia della guerra, continuiamo, per favore, a pregare ogni giorno il rosario per la pace. E preghiamo per i responsabili delle Nazioni, perché non perdano ‘il fiuto della gente’, che vuole la pace e sa bene che le armi non la portano, mai”. Una preghiera costante, quella del Papa, che si unisce al lavoro diplomatico portato avanti dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.
All’udienza generale, Francesco ha voluto rivolgere anche “un pensiero speciale al popolo dello Sri Lanka, in particolare ai giovani che negli ultimi tempi hanno fatto sentire il loro grido di fronte alle sfide e ai problemi sociali ed economici del Paese. Mi unisco a quelle autorità religiose nell’esortare tutte le parti in causa a mantenere un atteggiamento pacifico, senza cedere alla violenza. Faccio appello a tutti coloro che hanno responsabilità, perché ascoltino le aspirazioni della gente garantendo il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili”. Aggiungendo: “E vorrei scusarmi perché oggi non potrò venire da voi a salutarvi a causa del mio ginocchio: è ancora malato. Dovrete voi camminare un po’ da me, ma è lo stesso e vi ricevo con il cuore in mano. Grazie, a voi”. Un problema di salute che ormai persiste da diverse settimane e che sta dettando l’agenda papale.
Nella sua catechesi, proseguendo il ciclo di meditazioni sulla vecchiaia, Bergoglio si è soffermato sulla figura biblica di Giuditta “che difese Israele dai suoi nemici”. “E così, – ha spiegato il Papa – con il suo modo furbo di agire, è capace di sgozzare il dittatore che era contro il Paese. Era coraggiosa, questa donna, ma aveva fede”. Ai fedeli, Francesco ha sottolineato che “l’eroismo non è soltanto quello dei grandi eventi che cadono sotto i riflettori, per esempio quello di Giuditta di avere ucciso il dittatore: ma spesso l’eroismo si trova nella tenacia dell’amore riversato in una famiglia difficile e a favore di una comunità minacciata. Giuditta visse più di cent’anni, una benedizione particolare. Ma non è raro, oggi, avere tanti anni ancora da vivere dopo la stagione del pensionamento”.
Twitter: @FrancescoGrana