Da inizio anno sono stati ammazzati 11 operatori dell'informatori nel Paese che è al 127esimo posto del World Press Freedom Index: "La collusione tra i funzionari e la criminalità organizzata costituisce una grave minaccia per la sicurezza dei giornalisti e paralizza il sistema giudiziario a tutti i livelli"
Sale a 11 il numero di giornalisti uccisi in Messico nel 2022. Ieri, 10 maggio, Yessenia Mollinedo Falconi e Sheila Johana Garcia Olivera sono state uccise a colpi di arma da fuoco nello stato di Veracruz, sulla costa del Golfo del Paese al confine con gli Stati Uniti. Rispettivamente direttrice e redattrice del sito di notizie online ‘El Veraz‘ di Cosoleacaque, le due donne sono state aggredite fuori da un minimarket. Gli omicidi – scrive il quotidiano El Financiero – sono avvenuti poche ore dopo la fine di una manifestazione di protesta nel centro della città contro le violenze subite dagli operatori dell’informazione.
Una professione pericolosa – Su 180 nazioni, il Messico è al 127esimo posto nella classifica del World Press Freedom Index 2022, l’indice che valuta lo stato di salute del giornalismo nel mondo pubblicato da Reporters sans frontières. Nonostante abbia guadagnato 16 posizioni rispetto al 2021, il Messico “continua a essere uno dei paesi più pericolosi e mortali al mondo per i media – spiega il report – il presidente López Obrador, al potere dal dicembre 2018, non ha ancora intrapreso le riforme necessarie per fermare la spirale di violenza contro la stampa”. “La collusione tra i funzionari e la criminalità organizzata costituisce una grave minaccia per la sicurezza dei giornalisti e paralizza il sistema giudiziario a tutti i livelli”, precisa il documento. Se in tempi di pace il giornalismo incontra ostacoli di varia natura, durante un conflitto armato le condizioni di lavoro dei reporter – e dei media che cercano di raccontare la guerra – peggiorano in modo irreversibile. “Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022 – si legge nella pagina dedicata alla nazione governata da Vladimir Putin – quasi tutti i media indipendenti sono stati vietati, bloccati e/o dichiarati ‘agenti stranieri’. Tutti gli altri sono soggetti a censura militare”.
La situazione sul fronte – Dall’inizio della guerra in Ucraina sono morti 23 giornalisti. Lo scorso 28 aprile, il presidente ucraino Zelensky pubblicava un video sui social network in cui dedicava un pensiero ai parenti dell’ultima vittima: “È stato reso noto che una giornalista di Radio Liberty, Vera Hyrych, è rimasta uccisa da un missile russo che ha colpito un edificio residenziale a Kiev. È la 23esima rappresentante dei media che ha perso la vita dall’inizio dell’invasione il 24 febbraio. Le mie condoglianze ai suoi familiari e amici”.
Le statistiche – Secondo un altro report di Reporters sans frontières, nel 2021 è stata raggiunta una cifra record: 488 giornalisti detenuti nel mondo. Nel rapporto sugli abusi commessi contri chi lavora in questo settore figurano 65 ostaggi e 46 giornalisti uccisi. Il documento riporta un aumento del 20% degli arresti rispetto al 2020. “Mai dalla creazione del rapporto di Rsf nel 1995 – si legge in un comunicato – il numero di giornalisti detenuti è stato così elevato”. Da questo punto di vista, i casi più critici – nel 2021 – erano rappresentati da Bielorussia, Myanmar e Cina.