Ecco perché anche il real estate, che guarda sul medio lungo periodo, sta dando forti segnali di ripresa rispetto al segmento degli hotel.
Il nostro Paese è sempre nelle primissime posizioni fra le preferenze dei viaggiatori. Ecco perché anche il real estate, che guarda sul medio lungo periodo, sta dando forti segnali di ripresa rispetto al segmento degli hotel.
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Secondo gli ultimi dati diffusi da Demoskopica rispetto al periodo pre- crisi, siamo ancora quasi sotto del 30% di affluenza turistica, ma a fine anno la spesa turistica complessiva dovrebbe aggirarsi intorno ai 26 miliardi.
Pur nel contesto difficile, già il 2021 era stato un anno esaltante. Secondo il consueto EY Italy Hotel Investment Report, l’anno scorso il volume totale delle transazioni è stato pari a 2,1 miliardi di euro, frutto di 57 operazioni e quasi 12mila camere passate di mano.
Diverse le operazioni di rilievi e gli investimenti messi in campo. Ad esempio, Leonardo Hotels ha annunciato la creazione di un fondo d’investimento alberghiero da 315 milioni di euro, per espandere il suo portafoglio in Europa, Italia compresa. Orient Express (brand che fa parte del gruppo Accor) ha invece siglato una partnership con la società italiana Arsenale e, dopo Roma, entro il 2024 arriverà una seconda apertura a Venezia, in una location suggestiva: palazzo Donà Giovannelli, costruito nel 1400, che diventerà un albergo di fascia “lusso” con 45 camere e alcune suite, tutte con vista sui canali di Venezia.
Stando a un report di Cdp (Cassa depositi e prestiti), nel nostro Paese una quota minima degli hotel, intorno al 5%, appartiene a “catene”, (contro il 21% della Francia o il 12% della Spagna). Tutto il resto è composto da alberghi a sé stanti, molto spesso a conduzione famigliare. Una gestione rispettabilissima, ma che oggettivamente frena la possibilità di effettuare investimenti in ristrutturazioni e migliorie.