La vittima, una donna oggi 35enne, ha un'invalidità all'80% ed è costretta a stare sulla carrozzina e a ricevere un'assistenza continua. Per i giudici, questi effetti si sarebbero potuti produrre circa 20 anni dopo se il medico avesse prescritto la visita neurologica al momento giusto
Il tribunale di Milano ha condannato un medico di base a risarcire 830mila euro a una paziente: nel 2012 non le prescrisse una visita neurologica con cui avrebbe scoperto l’inizio della sclerosi multipla, poi diagnosticata nel 2014. La vittima – racconta il Corriere della Sera – oggi 35enne, ha un’invalidità all’80% ed è costretta a stare sulla carrozzina e a ricevere un’assistenza continua. Per i giudici, questi effetti si sarebbero potuti produrre circa 20 anni dopo se il medico avesse prescritto la visita neurologica nel 2012.
Avendole diagnosticato la malattia con 28 mesi di ritardo, la paziente non ha avuto accesso alle cure con cui avrebbe “fermato” l’invalidità al 15% per almeno dieci anni. Il tribunale ha accertato un “danno certo” per la donna che aveva incominciato una carriera universitaria nel campo della medicina, e alla dottoressa è stato addebitato “un colpevole ritardo diagnostico“: prescrivere una visita neurologica, come qualsiasi ulteriore indagine diagnostica – si legge – le sembrava “al momento inopportuno”, addirittura per “dubbia simulazione”. Per il giudice Angelo Ricciardi “non si tratta di perdita di chance” ma di “un danno certo, consolidato e quantificabile” per le “migliori condizioni di vita fisiche e psicologiche di cui la paziente avrebbe beneficiato” con una diagnosi tempestiva.