Secondo i sindacati non vengono comunicati ai lavoratori l’andamento della costruzione della nuova palazzina di via Verdi (nella quale rischiano di mancare gli spazi per l’orchestra e gli spogliatoi), e della Cittadella della Scala in Via Rubattino
I lavoratori della Scala che operano nei laboratori ex Ansaldo – in cui si realizzano e si custodiscono scenografie e costumi – saranno in sciopero il 26 maggio. Lo hanno deciso le sigle di Cgil, Cisl, Uil e Cisal. I sindacati di categoria protestano in particolare per i carichi di lavoro, ma anche per la mancanza di informazioni sull’andamento della costruzione della nuova palazzina di via Verdi (sul retro del Piermarini, in cui dovrebbe nascere la nuova sala prove dell’orchestra, ma nella quale rischiano di mancare spazi) e della Cittadella della Scala che sorgerà in via Rubattino e sarà la nuova “Magnifica Fabbrica“, con laboratori e depositi. La giornata di agitazione non avrà conseguenze sul calendario degli spettacoli. La giornata di sciopero non sembra scelta a caso: quel giorno, proprio nei laboratori dell’ex Ansaldo (in zona Porta Genova), il sindaco Beppe Sala comunicherà il vincitore del concorso internazionale per la progettazione dei nuovi laboratori e depositi di uno dei più importanti teatri lirici del mondo. L’ufficio stampa del teatro ha preferito non rilasciare commenti fino a quando gli incontri e gli accordi con lavoratori e sindacati non si saranno conclusi.
L’insofferenza maturata dal corpo artistico e lavorativo è iniziata già a fine aprile quando i rappresentati sindacali del corpo di ballo hanno deciso lo stato d’agitazione per via di un aumento degli spettacoli a fronte di un organico non sufficiente, assieme a una mancata approvazione del piano ferie proposto dagli stessi ballerini (che prevedeva in pratica il rientro sul palcoscenico il 22 agosto anziché il 19). Dal corpo di ballo, la protesta si è spostata alle altre componenti lavorative che ha portato il primo maggio alla decisione dei lavoratori di un blocco degli straordinari, sempre in una situazione di stato di agitazione. Vari i punti sul tavolo: dall’organizzazione della stagione 2022-23 (ancora non definita) alle tutele sul posto di lavoro.
“La nostra insoddisfazione – spiega a ilfattoquotidiano.it Paolo Puglisi, responsabile Slc della Cgil – è data principalmente dalla mancanza di dialogo tra i vertici del teatro e le rsu, oltre a un’incuranza nei confronti delle volontà degli stessi lavoratori. Da parte nostra c’è la richiesta di riorganizzare il teatro, favorendo il dialogo diretto tra dirigenti e lavoratori”. Dopo la presa di posizione dei sindacati i vertici del teatro hanno incontrato di nuovo sindacati e lavoratori e in quella sede sono state promesse nuove assunzioni per rimediare alla carenza di performer per gli spettacoli. Le organizzazioni dei lavoratori, tuttavia, lamentano che nel corso dell’incontro sono rimaste comunque fuori alcune questioni a partire dal Contratto di lavoro unico. “Il primo luglio – continua Puglisi – dovremo iniziare la trattativa affinché il nuovo contratto di lavoro unico possa entrare in vigore da gennaio 2023. In virtù del bilancio positivo del 2022, il nostro compito sarà quello di chiedere una migliore remunerazione per tutti i lavoratori, e garantire la certezza di un contratto di lavoro stabile a quei lavoratori che sono legati al teatro con contratti a chiamata. Reputiamo che questa decisione possa alimentare il desiderio principale di tutti, ossia elevare ancora di più la qualità degli spettacoli“. Puglisi assicura che i colloqui con la dirigenza del teatro continueranno per tutto maggio.
Accanto alle questioni contrattuali, Puglisi segnala un altro problema che il teatro sta affrontando: quello del ricambio generazionale delle maestranze. “Il Teatro alla Scala è un edificio che non dorme mai. Per realizzare balletti e opere è necessario un lavoro continuo e costante che impiega non solo performer, ma anche sarti, macchinisti, scenografi, maschere. Il problema che sta sopraggiungendo riguarda la mancanza di personale anche in questi settori: le maestranze attuali stanno invecchiando, e le scuole non riescono a creare persone sufficientemente qualificate. Per questo proponiamo di mettere in piedi un sistema di formazione e assunzione del personale che abbia le sue radici sulla certezza di contratti stabili, tutele lavorative (tra cui salute e sicurezza sul posto di lavoro), e giuste remunerazioni“.