Quasi 47mila contratti in quattro mesi contro gli 11mila dello stesso periodo del 2021, con un aumento di oltre il 300%. Sono i dati ufficiali sull’andamento del mercato del lavoro veneto nel comparto del turismo, quello che secondo il ministro Massimo Garavaglia proprio nella regione guidata da Luca Zaia sarebbe “viziato dal reddito di cittadinanza“. A fotografare una situazione di boom, anche sul fronte delle assunzioni, è l’Osservatorio Veneto Lavoro: il rapporto pubblicato il 12 maggio spiega che il bilancio occupazionale positivo della Regione (+37.000 posizioni di lavoro dipendente in tutti i settori) è trainato dal risultato della provincia di Venezia, con 15.400 posti in più nel quadrimestre di cui 8.300 nel solo mese di aprile, e da quella di Verona, con 12.800 posizioni di cui 5mila in aprile. Dati che “suggeriscono un andamento stagionale caratterizzato nel mese di aprile dall’attivazione di contratti legati al terziario nelle zone a propensione turistica”, spiega l’ente.
La “bussola” aggiornata ogni mese, va detto, non contiene il dato di dettaglio sui contratti stagionali, ma dall’Osservatorio spiegano che sono compresi nel computo di quelli a tempo. Tra assunzioni stabili e a termine, l’industria ha registrato nel quadrimestre un aumento del 32% – ancora non si vedono forti ricadute legate alla guerra in Ucraina – mentre nei servizi l’incremento è stato addirittura dell’85%. E qui si arriva al turismo, che lamenta una carenza di manodopera e con la sponda della Lega invoca la reintroduzione dei vecchi voucher aboliti nel 2017 e sostituiti dal contratto di prestazione occasionale PrestO con un limite di 5mila euro annui valido sia per il lavoratore sia per il datore. La ricognizione sul Veneto mostra che il comparto è “in espansione dopo i sacrifici emergenziali” e “conta tra gennaio e aprile 46.800 nuovi contratti sui 208.600 sottoscritti in Veneto nel lavoro dipendente privato. Nell’analogo periodo del 2021 erano stati 11.300″.
“L’andamento del settore turistico per ora appare molto buono”, commenta Maurizio Rasera, tra i curatori del rapporto. “Vedremo nei prossimi mesi se i numeri mostreranno la carenza di manodopera lamentata dagli imprenditori. Certo è che se i lavoratori chiedono di essere pagati di più chi li vuole dovrà offrire di più, esattamente come accade per prodotti e materie prime”. Insomma, non servono i voucher? “Mi sembra che cambierebbe molto poco. Certo se la paga minima oraria restasse a 9 euro (come previsto dagli attuali buoni PrestO, ndr) sarebbe tanto di guadagnato per gli addetti. Ma ricordo che si erano trasformati in un ottimo sistema per ricorrere a lavoro nero e uscirne puliti”.