“La guerra in Ucraina ha fatto emergere la pericolosità della nostra dipendenza dal gas russo. L’Italia si è mossa con la massima celerità per diversificare le forniture di gas – e intende continuare a farlo. Il Sud è centrale. Allo stesso tempo, acceleriamo lo sviluppo dell’energia rinnovabile, per migliorare la sostenibilità del nostro modello produttivo”. Lo ha detto il premier Mario Draghi. Attualmente l’Italia importa dalla Russia circa un terzo del gas che consuma, 30 miliardi di metri cubi l’anno. Mosca è da anni il primo fornitore dell’Italia, avendo sorpassato l’Algeria che porta in Italia attraverso il gasdotto Transmed circa 20 miliardi di metri cubi. Recentemente il governo ha stretto un accordo con Algeri per aumentare le forniture di 9 miliardi di metri cubi, 2-3 da subito, gli altri entro fine del 2022. “I Paesi della sponda Sud del Mediterraneo sono un partner naturale su entrambi questi fronti. Gli accordi che abbiamo concluso di recente con l’Algeria offrono un modello da seguire“, ha detto Draghi. Nei giorni scorsi il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha visitato il paese africano elogiandone la posizione tenuta sinora in relazione al conflitto in Ucraina. L’Algeria, storicamente vicina a Mosca, è infatti uno dei 35 paesi che si sono astenuti nel voto sulla risoluzione Usa di condanna dell’invasione.
“Per rafforzare questi partenariati, dobbiamo lavorare per la stabilizzazione politica della regione mediterranea. Mi riferisco in particolare alla Libia, un Paese dalle enormi potenzialità. Ma penso, più in generale, ai rischi che la guerra pone alla stabilità dell’Africa, del Medio Oriente”, ha aggiunto Draghi. La produzione di gas e, soprattutto petrolio, libico è rimasta sui minimi storici da quando, nel 2011, il regime del colonnello Muammar Gheddafi è stato abbattuto da un’operazione militare promossa dalla Francia e sostenuta dagli Stati Uniti. Da allora nel paese si combattono due fazioni e l’Italia ha perso il suo ruolo di partner privilegiato di Tripoli.
“Tutta l’attività nel campo del gas è necessaria, perché siamo in periodo di emergenza, ma non avviene a scapito del raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica fissati in Italia e in Ue. Per cui acceleriamo sviluppo dell’energia rinnovabile più di quanto fatto fatto ora. L’emergenza spinge a una maggiore velocità degli investimenti in energie rinnovabili e questo per garantire indipendenza energetica economica e politica a cui tendiamo” ha poi puntualizzato Draghi. Attualmente l’Italia genera da fonti rinnovabili circa il 20% dell’elettricità che consuma. Il resto viene da gas (40%), dal petrolio (34%), dal carbone (4,4%) e da una quota di importazioni direttamente di energia, per lo più dalla Francia.
La quota è però ferma da anni e gli investimenti in eolico e fotovoltaico languono da anni. Diversi operatori, Enel inclusa, lamentano le tortuosità burocratiche dei processi autorizzativi che inducono a spostare i nuovi investimenti altrove. Nel caso di Enel per lo più in Spagna e America Latina. Con il recentissimo decreto energia il governo ha disposto uno snellimento degli iter autorizzativi. Eppure, realisticamente, senza riserve significative di idrocarburi e senza nucleare, lo sviluppo delle rinnovabili sono l’unica strada che il paese può percorrere per ridurre la sua dipendenza. Non solo dalla Russia ma anche da altri paesi che non sempre offrono garanzie in fatto di rispetto dei principi democratici.