Fine della corsa. Dopo tre tentativi di diventare presidente della Repubblica, Marine Le Pen annuncia che non correrà più alle elezioni “salvo eventi eccezionali. In un’intervista a Le Figaro, che sarà pubblicata sabato sul quotidiano, la leader del Rassemblement National spiega che non sarà mai più in corsa alle presidenziali: “A priori – spiega – penso che tre presidenziali rappresentino già un percorso. Che mi ha consentito di far crescere le nostre idee dal 18% al 42%. In 10 anni non è male. So che per le nostre idee questa dinamica non è conclusa”. La questione centrale è “chi le porterà avanti fra cinque anni”, ma ora è “troppo presto per parlarne”. Di certo, ha aggiunto, “mi piacerebbe veder emergere una nuova élite”.
Le Pen sottolinea che, nonostante la sconfitta e le “menzogne” del suo avversario Emmanuel Macron, i francesi l’hanno scelta “come prima oppositrice” del vincitore. Per le legislative che a giugno rinnoveranno il Parlamento francese, la leader di destra si è posta obiettivi precisi: “Vorrei – spiega ancora a Le Figaro – che la democrazia ci potesse dare le capacità, i poteri, che sono quelli dell’opposizione. Non si tratta soltanto di avere un gruppo. Ma di avere tutti i mezzi messi a disposizione dell’opposizione in una democrazia viva. Come, ad esempio, il potere di investire il Consiglio costituzionale. Il che significherebbe avere almeno 60 deputati. Potremo avere bellissime sorprese”.
Il presidente, secondo Marine Le Pen, “non può spiegarci che tutto cambia e continuare a trovare normale che la prima forza d’opposizione si ritrovi, come negli ultimi 5 anni, con soli 6 deputati. Bisogna ritrovare un funzionamento democratico normale, esigente e maturo”. Quanto alla leadership nel Rassemblement National, Le Pen afferma che “se ne parlerà dopo le legislative”: “Il nostro movimento ha avuto una forte evoluzione – afferma – come la società e il Paese. È il momento delle grandi transizioni: demografica, economica, ecologica e tecnologica. I movimenti devono adattarsi a questi nuovi temi, sfide, anche pericoli”.
Il ruolo del movimento di destra quindi nei prossimi anni sarà a suo avviso “da una parte, concepire il progetto nazionale del XXI secolo, dall’altra far emergere una nuova élite”. Jordan Bardella – che guida il partito da quando Le Pen ha cominciato la campagna elettorale – “mi sembra posizionato benissimo per farlo”, ha sottolineato. “E d’altra parte – ha concluso – proprio questa mi sembra uno dei grandi fallimenti di Emmanuel Macron: non è riuscito a far emergere nessuno di nuovo. Per convincersene bastava seguire le immagini della sua investitura: è la vecchia élite”.