Nelle ultime sono state le Regioni ha sollecitare un intervento normativo. "Dobbiamo mettere in atto iniziative per contenere la peste suina ed evitare che venga messo a rischio un comparto importante per il nostro Paese come quello suinicolo che fattura circa 7 miliardi di euro" dice il sottosegretario
Sono i sei casi positivi tutti nella stessa area di Peste suina africana. Il dato è riferito dall’assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Ieri c’è stato un sopralluogo nell’area dell’Insugherata di Roma da parte del gruppo operativo nazionale degli esperti per la Peste suina africa nei selvatici. Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha spiegato “che verrà emanata un’ordinanza che stabilirà confini e regole: dobbiamo mettere in atto iniziative per contenere la peste suina ed evitare che venga messo a rischio un comparto importante per il nostro Paese come quello suinicolo che fattura circa 7 miliardi di euro.
L’altro problema – ha aggiunto – è quello della eccessiva presenza di cinghiali sul nostro territorio. Dobbiamo mettere in atto un piano che ne preveda la sensibile riduzione. Dobbiamo tornare ad un equilibrio”. Oltre la zona di Roma, la peste suina è presente in un’area tra Piemonte e Liguria. All’Ansa Costa ha spiegato che dopo una visita arriverà un provvedimento che “contiene disposizioni atte ad eradicare il virus”. Così le misure previste e le attività già già in campo nelle regioni inizialmente coinvolte, come Liguria e Piemonte, “divengono strutturali”. Per il Lazio nelle prossime ore ci sarà invece un’ordinanza che regola le attività.
Nelle ultime sono state le Regioni ha sollecitare un intervento normativo con il presidente della Conferenza, Massimiliano Fedriga, che ha scritto al ministro Stefano Patuanelli chiedendo sostegno alla proposta normativa predisposta dal ministero della Transizione ecologica per contribuire in maniera efficace al controllo dei cinghiali e di altre specie di ungulati. La proposta è stata illustrata dalla sottosegretaria Vannia Gava agli assessori regionali ed è stata condivisa dalla Commissione Politiche agricole il 10 maggio, registrando poi l’unanimità nella Conferenza delle Regioni dell’11 maggio. “Il controllo dei cinghiali e di altre specie di ungulati – ha sottolineato il coordinatore della Commissione e assessore del Veneto Federico Caner – è un’esigenza dovuta inizialmente ai danni provocati in ambito agricolo, ma è divenuta ancora più urgente per il pericolo prodotto per la pubblica sicurezza legata a incidenti stradali, per la crescente presenza in ambito urbano e, ultimamente, per la comparsa della Peste africana”. Secondo Caner, l’intervento proposto da Mite “permetterebbe che l’attività di controllo della fauna selvatica da parte delle Regioni possa realizzarsi con maggiore efficacia per la tutela della biodiversità e per la sicurezza e l’incolumità pubblica, con interventi anche nei contesti urbani”.
Da parte del sottosegretario Costa comunque la linea sembra andare proprio verso l’abbattimento, perché ormai la presenza di cinghiali fuori dal loro habitat naturale fuori controllo è diventata un’emergenza: “Dobbiamo ridurre i cinghiali per tutelare l’agricoltura ed evitare rischi per l’incolumità dei cittadini”, ha detto Costa, sottolineando che “oggi la densità dei cinghiali in alcune zone d’Italia è almeno cinque volte superiore rispetto alla sopportabilità dell’ecosistema“. Al di là del fattore contingente della peste suina, “resto convinto e lo voglio ribadire con forza, pur rispettando le sensibilità degli animalisti, che questa è un’emergenza dinanzi alla quale occorre prevedere il prolungamento dell’attività venatoria da 3 a 5 mesi e la possibilità alle Regioni di rideterminare le quote”, ha concluso il sottosegretario.