L'INTERVISTA - Lo scienziato dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: "Nel 90% dei casi circa le sequenze iniziano, durano qualche settimana e poi finiscono. È anche vero nel 2012 in Emilia e nel 2016 nell'Italia Centrale la sequenza è iniziata subito con una scossa forte. Quindi non possiamo e non sappiamo dire cosa succederà nei prossimi giorni"
La serie di scosse registrate negli ultimi giorni nell’area a sud di Firenze non hanno, fortunatamente, provocato danni alle persone o agli edifici, ma chi vive da una settimana tra tremolii e oggetti che si muovono, comincia a temere una progressione. L’ultima scossa, nella zona dell’Impruneta, conferma la sequenza sismica iniziata il 2 maggio, ma il sindaco di Impruneta, Alessio Calamandrei fa un appello: “È ovvio che lo stress si faccia sentire, ma cerchiamo tutti di mantenere la calma, senza farsi prendere dal panico (comprensibile sul momento)”. Abbiamo chiesto a Carlo Meletti, geologo e direttore della sezione di Pisa dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), se è vero, come percepito dalla popolazione, c’è un crescendo nelle magnitudo delle scosse.
È vero che è una sequenza in crescendo?
No, non c’è nessun aumento. La sequenza è iniziata proprio con un terremoto di magnitudo 3.7 ed è esattamente la magnitudo registrata ieri.
Per L’Aquila è andata così, ma le posso dire che da allora a oggi abbiamo avuto decine di sequenze ogni anno che non hanno portato a terremoti così forti. Nel 90% dei casi circa le sequenze iniziano, durano qualche settimana e poi finiscono. È anche vero nel 2012 in Emilia e nel 2016 nell’Italia Centrale la sequenza è iniziata subito con una scossa forte. Quindi non possiamo e non sappiamo dire cosa succederà nei prossimi giorni. La statistica ci dice che potrebbe accadere nulla, ma non possiamo escluderlo.
Quindi da una parte la statistica ci rassicura ma non è possibile escludere terremoti più forti
Esatto.
A guardare la mappa dell’Ingv dei terremoti registrati in Toscana dal 1985 vediamo una corona nell’area dell’Appenino e pochi eventi nella zona ora interessata dallo sciamo sismico. C’è qualcosa che sta cambiando a livello profondo in quell’area?
No. Perché è una zona nota: dal dicembre 2014 al marzo 2015 nella stessa zona c’è stata una sequenza analoga a quella di questi ultimi giorni. Noi abbiamo registrato più 500 scosse e la magnitudo massima è stata 4.1. Un terremoto che non fa danni, anche se viene avvertito bene. Gli edifici sono normalmente in grado di resistere a questa magnitudo. I terremoti che precedono una scossa forte non hanno caratteristiche diverse da altri per cui si possa capire che arriverà un terremoto più forte. Non è possibile; e tra l’altro è stato oggetto di discussione durante il processo sulla Commissione Grandi Rischi a L’Aquila. Non possiamo dire cosa succederà, né escludere che succeda.
Nell’ipotesi che un grande terremoto come L’Aquila arrivasse a Firenze?
La storia sismica di Firenze da questo punto di vista è la più ricca d’Italia. Nel nostro catalogo abbiamo 200 dati su Firenze e sappiamo che i terremoti più forti sono stati quelli del Mugello nel 1919 con magnitudo 6.4 e quello del 1985, che è avvenuto dove ora stiamo registrando la sequenza sismica, con magnitudo 5.5. Questi terremoti provocarono danni importanti agli edifici pari all’ottavo grado della scala Mercalli. Questo è quello che potrebbe verificarsi ancora. Ma questo non può dirlo nessuno.
Immagini Ingv