Andò in arresto cardiaco il il 23 luglio 2020 e il personale sanitario riuscì a far nascere la bambina Caterina con un parto cesareo, in condizioni di estremo pericolo: madre e figlia subirono entrambe pesanti lesioni fisiche e Cristina rimase in coma per 11 mesi, mentre la bimba necessitava di assistenza continua
Cristina Rosi, colpita da un infarto il 23 luglio 2020 al settimo mese di gravidanza, domenica potrà tornare a casa per qualche ora e vedere per la prima volta la figlia Caterina, nata con un parto cesareo a seguito dell’arresto cardiaco. Mamma e figlia subirono, entrambe, pesanti lesioni fisiche e Cristina rimase in coma per 11 mesi, mentre la bambina necessitava di assistenza continua. Il marito Gabriele Succi lanciò una raccolta fondi che gli ha permesso di mettere insieme oltre 193 mila euro e quindi di trasferire Cristina in un centro altamente specializzato in terapie neurologiche a Zirl, in Austria.
Dopo la visita a casa, la donna tornerà all’istituto di Agazzi di Arezzo, dove sta facendo la riabilitazione: per Succi si tratta di “un primo passo verso il totale reinserimento a casa nel comune di Monte San Savino (Arezzo)”. La famiglia si è detta “pronta ad affrontare la dura battaglia per gestire mamma e figlia, preparando una casa adeguata ad accogliere il personale sanitario che dovrà assisterle”.
In un’intervista al Corriere, il marito Gabriele ha detto di “sognare questo incontro da due anni”, senza nascondere le difficoltà della situazione: “Non so cosa succederà, non so se riusciranno a riconoscersi l’un l’altra perché entrambe hanno problemi neurologici e non sono autosufficienti. Non riesco neppure a capire se mia moglie riconosce me ogni volta che la vedo. Lei sorride, sorride a tutti, e quando le metto le canzoni di Gianna Nannini (la sua cantante preferita), le canta a memoria, quindi vuol dire che ricorda”.