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“Cosa c’entra la libertà col dire a una ragazza ‘apri le gambe’?”: alla Zanzara lite tra Hoara Borselli e Parenzo sulle molestie degli alpini a Rimini

di F. Q.

Polemica al fulmicotone nella trasmissione radiofonica “La Zanzara” (Radio24) tra Hoara Borselli, ex show girl e opinionista televisiva, e uno dei conduttori, David Parenzo, a proposito delle centinaia di molestie avvenute nell’ultima adunata degli alpini a Rimini.
Borselli ribadisce quanto già scritto sui social, bollando come ‘terribile’ l’allarme sul catcalling, da lei derubricato a ‘molestia non reale’: “Se una persona per strada si permette in maniera anche sgarbata e maleducata di dirmi frasi del tipo “belle cosce” o “bella donna”, ti giri e la mandi a quel paese. O fai finta di non ascoltare quell’uomo, o lo mandi a quel paese, o ci mandi sua sorella. Nel caso del raduno a Rimini, c’è stata una sola denuncia formale”.

Parenzo insorge: “Ma perché si difende l’indifendibile? La signora Borselli viene da una buona famiglia, ha fatto un ottimo matrimonio, è una persona corazzata, ha una sua storia e avrà anche una sua identità di femmina che le piace che qualcuno per strada le fischi dietro. Continui così, non c’è nessun problema. Ma non tutte le donne sono Hoara Borselli“.
L’ex attrice ribatte: “Hoara Borselli va a distinguere la molestia o la violenza sessuale dall’insulto sessista di un maleducato. Però non chiamiamo questo ‘violenza’ o ‘molestia’, perché altrimenti qui si ribalta il mondo“.
Parenzo ricorda che nell’adunata degli alpini, le molestie non sono state perpetrate da un singolo, ma da decine di ‘maschi allupati’, provocando lo sfottò della Borselli.
“Certo signora – continua il giornalista – Se a lei piace così, si diverta andando a tutte le adunate di maschi. Lei sta dicendo delle cose oscene, proprio perché è una donna”.
Borselli obietta: “In qualunque contesto con migliaia di persone, puoi trovare sempre i 50 deficienti di turno: al raduno degli alpini, al raduno dei medici, al raduno dei cuochi, alla festa dell’Unità. Si parla addirittura di Daspo per questi raduni, una misura fascista così come lo è chi l’appoggia, però poi rivendichiamo la libertà e vogliamo stare in un Paese liberale”.

Parenzo replica: “Cosa c’entra la libertà col dire a una ragazza ‘apri le gambe’? Ma lei è pazza!“.
“Le donne devono avere le capacità di difendersi e di reagire”, tuona Borselli.
“Ma che vergogna”, commenta Parenzo, a cui Borselli rinfaccia di avere paura del sesso e di essere un ‘moralista da divano’. Il giornalista, esasperato dalle argomentazioni incommentabili della sua interlocutrice, la manda sonoramente a quel paese.
“Se fai così, sei peggio degli alpini – ripete Borselli – Se noi donne non sappiamo più distinguere un fischio o un commento da una violenza, allora c’è un problema. Le donne non devono piagnucolare, ma devono saper difendersi. Se per un fischio per strada io corro a denunciare, vuol dire che non c’ho le palle sotto. La donna deve avere la spina dorsale di ferro, non la valvola lacrimale lenta, perché qui è tutto un piagnisteo. Non si può più dire: ‘Ammazza, come sei bella’. Io comincerò davvero a preoccuparmi quando non mi faranno più un fischio per strada. Lì la donna deve cominciare a preoccuparsi. Un fischio è un fischio”.
“Mamma mia, cosa non si fa per un minuto di celebrità – osserva Parenzo – Non mi interessa parlare più con questa qua”.
“Ma senti che linguaggio”, protesta Borselli.
E il giornalista ribadisce: “Signora, ma posso dire che non mi interessa nulla di quello che lei dice? La reputo un personaggio da baraccone che si mostra solo per avere notorietà. Lei è una signora ridicola”.
“Maleducato”, ribatte più volte Borselli.

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