Secondo il G7 ci sono 25 milioni di tonnellate di grano immagazzinate nel Paese che non possono uscire a causa del blocco navale imposto da Mosca, che insieme a Kiev fornisce di norma circa il 30% delle esportazioni mondiali del cereale e circa la metà di quelle di semi di girasole. La situazione è destinata ad aggravarsi moltissimo con la decisione dell'India, secondo esportatore mondiale, che solo a metà aprile si era detta pronta a "sfamare il mondo". L'ondata di calore iniziata a fine aprile ha cambiato le cose
L’invasione russa dell’Ucraina e gli effetti a catena sui mercati delle materie prime alimentari rischiano di affamare il mondo. Secondo il G7 ci sono 25 milioni di tonnellate di grano immagazzinate nel Paese che non possono uscire a causa del blocco navale imposto da Mosca, che insieme a Kiev fornisce di norma circa il 30% delle esportazioni mondiali del cereale e circa la metà di quelle di semi di girasole. E la situazione è destinata ad aggravarsi moltissimo con la decisione dell’India di bloccare l’export di ogni tipo di grano, con effetto immediato, da oggi. Il Paese è il secondo esportatore mondiale e solo a metà aprile il ministro al Commercio e Industria Piyush Goyal aveva fatto sapere che gli agricoltori locali erano “pronti a sfamare il mondo”. Ma l’ondata di calore iniziata a fine aprile ha cambiato lo scenario, riducendo i raccolti e facendo salire i prezzi.
Trovare una soluzione alla “guerra del grano” è diventata una priorità per i ministri del G7 riuniti a Berlino. La tedesca Annalena Baerbock ha spiegato che, per aggirare il blocco russo all’export via nave del grano ucraino si sta studiando la possibilità di trasportarlo in treno fino ai porti baltici. “Problemi con le diverse larghezze delle rotaie hanno escluso il trasporto su larga scala attraverso la Romania“, ha spiegato Baerbock. “Quindi ora si sta valutando se è possibile far arrivare il treno fino ai porti baltici, per l’esportazione”. Normalmente, tra 5 e 6 tonnellate di grano ucraino al mese verrebbero consegnate via mare. “Con il trasporto su rotaia, è chiaro che si ottiene molto meno grano per l’esportazione”, ma “ogni tonnellata consegnata può aiutare un po’ a tenere sotto controllo la crisi alimentare“. Fino ad ora “una parte è stata trasportata via treno, soprattutto attraverso la Romania, ma si è creato un collo di bottiglia, perché Ucraina e Romania hanno scambi ferroviari diversi”, ha detto la ministra.
Intanto però è arrivato l’annuncio del governo indiano, che davanti a un‘inflazione salita all’8,38% e prezzi al dettaglio ai massimi da otto anni ha preso le sue contromisure. Lo stop alle esportazioni segna una brusca svolta rispetto a orientamenti anche molto recenti. Ancora a metà febbraio, il Ministero all’Agricoltura aveva previsto che il raccolto della stagione avrebbe toccato il record di 111,3 milioni di tonnellate e che le esportazioni sarebbero decollate a 10 milioni di tonnellate, in particolare verso altri paesi in via di sviluppo come l’Indonesia, le Filippine e la Thailandia.
L’effetto domino è dietro l’angolo. La carenza di grano sta facendo volare il prezzo del riso, che secondo le analisi della Coldiretti ha fatto registrare un balzo del 21% nell’ultimo anno. Il consumo mondiale nel 2022 raggiungerà il record degli ultimi dieci anni con quasi 521 milioni di tonnellate, in aumento di oltre 9 milioni rispetto all’anno precedente.