Dopo la Casa Bianca e l‘Unione europea anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è espresso sull’uccisione della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh e il ferimento di un altro giornalista in Cisgiordania. In una dichiarazione unanime adottata venerdì 13 maggio ha “condannato fermamente” l’accaduto chiedendo anche “un’indagine immediata, approfondita, trasparente e imparziale” su questo omicidio. La posizione unanime – evento rarissimo su un argomento riguardante Israele – non fa però menzione delle violenze della polizia israeliena durante il suo funerale. Secondo la Afp, che ha ottenuto diverse versioni della dichiarazione, la Cina ha ottenuto la rimozione dei paragrafi che condannavano gli abusi sui media nel mondo, chiedevano la loro protezione durante la copertura di operazioni militari. Il testo finale dice solo che “i giornalisti devono essere protetti in quanto civili”.

Nel pomeriggio è arrivata l’annuncio che “il commissario di polizia israeliano, in coordinamento con il ministro della pubblica sicurezza, ha ordinato un’indagine sull’incidente. I risultati dell’indagine saranno presentati al commissario nei prossimi giorni”, ha detto la polizia in un comunicato. La giornalista del canale televisivo qatariota di Al Jazeera è stata uccisa mercoledì da un proiettile alla testa mentre copriva un raid israeliano in un campo profughi nel nord della Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele dal 1967. L’Autorità palestinese, Al Jazeera e il governo del Qatar accusano l’esercito di Israele di averla uccisa.

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