Restò in casa perché rassicurato da ciò che aveva sentito dalle autorità. E lì perse la vita nel crollo dell’abitazione in cui viveva in affitto avvenuto per effetto del terremoto che sconvolse l’Abruzzo il 6 aprile 2009. Per questo motivo il tribunale civile dell’Aquila ha condannato la presidenza del Consiglio al risarcimento per 320mila euro in favore dei familiari della vittima, Refik Hasani, macedone che viveva in Italia dal 2002, che lavorava come muratore eche morì sotto le macerie a 44 anni. Abitava a Castelnuovo, una frazione di San Pio delle Camere, e di lì a poco sarebbe diventato nonno.
Secondo la sentenza a rassicurarlo e a spingerlo a rimanere a casa fu un’intervista che aveva visto in tv all’allora vicecapo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis. “L’intervista – sottolinea la giudice Monica Croci nella sentenza riportata dal quotidiano Il Centro – esponeva come lo sciame sismico, inteso come il continuo succedersi di numerose scosse, costituisse un fenomeno favorevole, implicando uno ‘scarico di energia’ sostanzialmente preventivo di un evento tellurico di elevata intensità e che quindi non vi fosse pericolo; tale comunicazione induceva Refik ad abbandonare le cautele precedentemente adottate – come dormire nella propria auto – e in particolare a trattenersi in casa anche la sera del 5 aprile – nonostante le scosse delle 22,45 e 00,39 e sebbene il figlio e il nipote, a seguito di tale ultima scossa, decidessero di passare la notte in macchina – ivi trovando la morte”. L’Avvocatura dello Stato aveva chiesto al tribunale di respingere la domanda di risarcimento, senza successo.
Per quella stessa intervista De Bernardinis è stato l’unico condannato (a 2 anni per omicidio colposo e lesioni) del processo sulla Commissione Grandi rischi. Nel corso del suo intervento in tv, in particolare, il braccio destro di Bertolaso spiegava che “non ci sarebbero state più scosse se non quelle di assestamento” e chiedeva loro di rientrare nelle proprie abitazioni.