Un nuovo crimine internazionale. Un “reato universale”: è quanto reclamato da un voto alla Camera dei Deputati. Visti i tempi, si potrebbe pensare a qualcosa legato ai massacri di Putin. Però no, per quelli c’è già la Corte penale internazionale. La mannaia della criminalizzazione cadrà invece su quelle donne malate o quelle coppie dello stesso sesso che cercano di crescere un figlio dall’inizio della vita, grazie alla gestazione per altri, elegantemente definita dai media italici “utero in affitto”.
In Italia il reato esiste già: fino a 2 anni di carcere e un milione di euro di multa. Col risultato che chi può si rivolge all’estero. Da qui arriva l’idea di Meloni: condanniamo anche chi va all’estero, sempre con la galera. La prospettiva esalta Matteo Salvini, coinvolge la moderata Carfagna, corrisponde alle idee di Calenda e di molti anche a sinistra, a partire da componenti del mondo femminista, in nome della battaglia contro lo sfruttamento, aggiornando così il celebre slogan l'”utero è mio e lo gestisco io”.
Alcune migliaia di donne in Italia nascono però senza utero. Si chiama sindrome Rokitansky. A volte ci sono sorelle, zie, amiche che sarebbero disposte ad effettuare la gravidanza per loro, con fecondazione artificiale. La legge Meloni non fa eccezioni neanche per loro, né ammette alcuna ipotesi di solidarietà. Tutte in galera.
In questi giorni sono tornati dall’Ucraina (!) genitori italiani che erano andati sotto le bombe a raggiungere i bambini nati dalle donne con le quali avevano concordato una gravidanza per loro conto. La paura della guerra non li ha fermati. Chissà se ci sarebbe riuscita la minaccia del carcere.
Il tema è delicato e non ci sono soluzioni semplici. Il rischio di sfruttamento esiste. Le soluzioni per ridurli al minimo anche: che la donna che affronta la gravidanza per altri sia già mamma, che non lo possa fare più di un certo numero di volte (due o tre), che siano previsti dei rimborsi per le ore di lavoro perduto e delle assicurazioni obbligatorie per ciò che può accadere. L’aspetto solidale potrà così essere preminente rispetto a quello commerciale, da mantenere sotto una certa soglia.
Per fare delle buone leggi l’ideologia non aiuta. Sventolare le manette a chi vuol mettere su famiglia è un’imbecillità. Rispondere “ma che facessero un’adozione!” significa semplicemente non sapere di cosa si sta parlando, né del crescere un figlio né dell’adottarlo.
I reati universali e i crimini internazionali, quelli veri, esistono già e restano spesso impuniti, purtroppo. Serve un po’ di pudore e di prudenza, perfino nel linguaggio, figurarsi nelle leggi.
Ps: l’appello dell’Associazione Luca Coscioni al Parlamento per una legge in materia si può firmare qui.