Dopo Amazon, anche Starbucks annuncia che pagherà le spese di viaggio per le dipendenti degli Stati Uniti che si sottopongano alle procedure mediche di interruzione di gravidanza o a quelle chirurgiche per cambiare sesso qualora non fosse possibile disporne nel raggio di 100 miglia (circa 160 chilometri). In controtendenza rispetto alle crescenti restrizioni a livello nazionale, la scelta aziendale arriva a pochi giorni di distanza dal voto del Senato che, negli Usa, ha bloccato il provvedimento per trasformare in legge la storica sentenza della Corte Suprema che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti, la sentenza Roe v. Wade del 1973.
La multinazionale conta negli Usa circa 240mila dipendenti. Il sostegno economico sarà valido, riferisce il colosso del caffè di Seattle, anche per coloro che risultano a carico dei dipendenti Starbucks iscritti al piano sanitario della società, anche se non è noto quanti siano. Non è stato specificato se la procedura sarà estesa anche ai negozi che hanno votato per la sindacalizzazione. Alla fine del 2021 infatti sono stati almeno 69 i negozi negli Usa a votare per l’unione sindacale, con la contrarietà dei vertici dell’azienda: a inizio maggio, Starbucks ha sfidato le unioni sindacali annunciando che avrebbe aumentato retribuzione e benefici per i lavoratori dei punti vendita che non avrebbero aderito. Il ceo di Starbucks, Howard Schultz, aveva inoltre dichiarato che l’azienda “non è legalmente autorizzata a offrire benefit nei negozi sindacalizzati, poiché questi devono negoziare i propri contratti”.
Amazon ha annunciato che coprirà fino a 4mila dollari in spese di viaggio e alloggio per i dipendenti che intendono intraprendere cure non pericolose per la vita, inclusi aborti e procedure di cambio del sesso. Tesla ha riferito all’inizio di questo mese che coprirà i costi di viaggio per i dipendenti che intendo sottoporsi a procedure di interruzioni di gravidanza fuori Stato. Alcune aziende, tra cui Levi Strauss &Co., Yelp e Citigroup, si sono impegnate a pagare le spese di viaggio per i dipendenti del Texas che cercano di abortire, in risposta a una legge dello Stato Usa del 2021 che vieta l’interruzione di gravidanza dopo circa sei settimane. Ma molte altre aziende, tra cui Walmart e Facebook, per ora sono rimaste in silenzio sulla questione.