La mega-maggioranza del governo Draghi non riesce a garantire il numero legale, cioè la presenza della metà più uno dei deputati. E così l’inizio delle votazioni sul decreto legge Ucraina Bis slitta di un giorno, a martedì alle 10. Il presidente di turno, il forzista Andrea Mandelli, ha dovuto arrendersi al terzo tentativo, quando nel tardo pomeriggio ha messo in votazione – su richiesta delle opposizioni – l’effettiva presenza dei parlamentari. In votazione c’erano le questioni pregiudiziali al decreto, presentate da Fratelli d’Italia. Nel provvedimento, tra le altre cose, sono contenute misure contro i rincari provocati dalla guerra in Ucraina. Il governo è pronto a porre la questione di fiducia.
E sul banco degli imputati, in particolare, sono finiti i leghisti, che hanno avuto la quota più ampia di assenti. Il leader del Carroccio Matteo Salvini smentisce: “Non è colpa mia” dice. “Gli altri erano tutti presenti? Non commento le voci”, ribatte parlando con i giornalisti: “Se sono da Draghi riesco difficilmente a seguire i lavori della Camera”. In realtà a certificare l’accaduto non sono state “le voci”, come dice Salvini,, ma i tabulati di Montecitorio, secondo i quali alla seconda votazione la Lega si è confermata il gruppo con le maggiori assenze con circa il 68% di non partecipanti.
In Aula il presidente di turno ha tentato di far ripartire la discussione per tre volte, una ogni ora. Senza successo: alle 18, “apprezzate le circostanze”, Mandelli ha mandato tutti (o meglio: quelli che c’erano) a casa. Una decisione assunta sulla base del fatto che il numero legale sarebbe mancato per la terza volta a causa delle numerose assenze (al secondo tentativo mancavano 19 deputati per arrivare ai 316 necessari per dibattere).
Le opposizioni, naturalmente, vanno all’assalto. I primi a montare il caso sono stati i deputati di Fratelli d’Italia: “È vergognoso – dice il capogruppo Francesco Lollobrigida – che una maggioranza formata da oltre il 90 per cento delle forze politiche, tenuta insieme solo dalla paura di perdere la poltrona, sia assente e non riesca a garantire il numero legale in Aula su un provvedimento così importante. L’esperienza di questo governo è al capolinea, sarebbe più dignitoso ridare la parola agli elettori”. Per il gruppo di Alternativa “è ridicolo e allo stesso tempo vergognoso che la maggioranza più larga della storia repubblicana non riesca a garantire il raggiungimento del numero legale in aula affinché si possa votare la questione pregiudiziale di costituzionalità posta da una forza di opposizione al decreto Ucraina bis”.
Ma i malumori sono iniziati già durante i lavori in commissione. “Dalla discussione di oggi in commissione Finanze alla Camera”, aveva dichiarato poco prima il relatore del ddl e deputato di Azione Nunzio Angiola, “è emerso, sia nelle forze di maggioranza che in quelle di opposizione un senso di forte rammarico per il fatto che il testo sia arrivato ‘blindato’ e che verrà posta la questione di fiducia. Il rammarico nasce dalla consapevolezza che i deputati non abbiano potuto esprimersi ed esercitare al meglio il loro ruolo”.