Prezzi del grano sui massimi di sempre dopo la decisione dell’India di bloccare in via preventiva l’export di cereali. Il rialzo è del 6% a 435 euro a tonnellata dai 422 euro della chiusura di venerdì scorso. Le quotazioni erano già sotto forte pressione a causa della guerra in Ucraina che ha bloccato le forniture di Russia e Ucraina e i transiti di cargo attraverso il mar Nero. I due paesi contano per circa il 20% sulle esportazioni globali di cereali. L’India è il secondo produttore al mondo, consuma la maggior parte di quel che coltiva ma, in una certa misura, i suoi raccolti avevano sinora un poco compensato il venir meno delle forniture dei paesi in guerra. Il paese è alle prese con un’ondata di caldo eccezionale e temperature oltre i 45 gradi, fenomeno che sta penalizzando la produzione di grano nel nord. La previsione è che quest’anno la produzione complessiva scenda del 5%.

I paesi più dipendenti dalle importazioni di cereali dalla Russia sono Turchia, Egitto, Bangladesh, Yemen, Pakistan e Tunisia. Quelli dall’Ucraina sono Indonesia, di nuovo Egitto, Bangladesh e Pakistan e poi Libano. La scarsità di fertilizzanti pregiudica la capacità di aumentare la produzione di altri grandi paesi esportatori come il Brasile. I prezzi del grano sono ben al di sopra dei valori che contribuirono a scatenare rivolte nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, le primavere arabe del 2011. Proteste si stanno già verificando in Iran e la crisi alimentare è uno dei fattori che hanno innescato le proteste che hanno portato alle dimissioni del governo e all’applicazione del coprifuoco in Sri Lanka. Venerdì scorso la Fao, organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione, ha ribadito la gravita dell’emergenza presentando un piano in tre mosse per fronteggiarne la fase acuta. Tocca un nuovo massimo sui mercati asiatici anche il carbone, tutt’ora il combustibile fossile più utilizzato al mondo. Il carbone ad alta energia spedito dal porto australiano di Newcastle è stato venduto a quasi 400 dollari per tonnellata. Pesano la guerra in Ucraina e il calo delle forniture dall’Australia.

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