L’invasione russa dell’Ucraina e i conseguenti rincari dell’energia affossano la crescita dell’Europa e dell’Italia. La Commissione europea nelle sue previsioni di primavera ha tagliato la stima di crescita 2022 per Ue ed Eurozona da +4% a +2,7% e limato anche le prospettive per il 2023 (da +2,7 a +2,3%). In Italia il pil reale dovrebbe progredire solo di un +2,4% rispetto al +4,1% stimato appena tre mesi fa. Si tratta esattamente del progresso “ereditato” dal 2021, anno di forte rimbalzo, segno che per il 2022 è prevista una sostanziale stagnazione. E “le prospettive rimangono soggette a pronunciati rischi al ribasso“, scrive la commissione nel capitolo dedicato all’Italia, perché “il Paese è uno dei più grandi importatori di gas naturale russo all’interno della Ue per cui sarebbe gravemente colpita da brusche interruzioni di fornitura”. Rivisti anche i calcoli sul 2023: la crescita si fermerà a +1,9% contro il +2,3% previsto a febbraio. La classifica dei 27 vede la Germania ultima dopo l’Estonia con una crescita dell’1,6%. Lo scorso febbraio la crescita del pil tedesco era stata stimata al 3,6%.

Schizza anche l’inflazione, trainata dal rialzo dei prezzi dell’energia: in Italia nel 2022 sfiorerà il 6%, attestandosi al 5,9%, contro il 3,5% previsto a febbraio, e nel 2023 è data al 2,3%, contro l’1,6% di tre mesi fa. La media europea è lievemente più alta, al 6,1% (contro il 3,5% previsto a febbraio), mentre nel 2023 si prevede un’attenuazione al 2,7%. Tutto dipende, però, dalla durata e dalle conseguenze del conflitto, ancora un’incognita visto che non si è ancora arrivati a un accordo per aprire un tavolo negoziale tra le parti.

Il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che nello scenario avverso di un “netto taglio della fornitura di gas dalla Russia” i tassi di crescita sarebbero ben più bassi: circa 2,5 e 1 punto percentuale al di sotto dei valori base previsti nel 2022 e nel 2023. E l’inflazione aumenterebbe di altri 3 punti percentuali nel 2022 e di un ulteriore 1 punto percentuale nel 2023. “In entrambi questi scenari, la crescita entro l’anno sarebbe in territorio negativo”: l’Unione andrebbe dunque in recessione.

Il conflitto, oltre a far innalzare i prezzi di energia e materie prime, ha anche causato un blocco nelle catene di approvvigionamento di alcuni prodotti, frenando le industrie europee ed italiane. La guerra ha “esacerbato le strozzature nelle forniture alimentari e la pressione sui costi già esistenti”, si legge nel documento prodotto da Bruxelles. Bruxelles segnala che “la maggior parte della crescita dell’Italia” per il 2022 è “attribuibile a un effetto di trascinamento” legato alla “rapida ripresa” registrata nel 2021. E a causa del contesto geopolitico “le prospettive restano soggette a pronunciati rischi al ribasso“. Il deficit e il debito italiano “continueranno a calare ma restano alti”: il deficit, dal 7,2% dell’anno scorso, nel 2022 si attesterà al 5,5% per scendere al 4,3% l’anno successivo. Il debito pubblico dal 150,8% del 2021 calerà al 147,9% quest’anno e al 146,8% nel 2023. “La spesa corrente – si legge – è calata in maniera significativa anche in seguito al graduale abbandono delle misure fiscali legate alla pandemia”.

Gentiloni ha anche commentato la possibilità per il governo Draghi di varare maggiori aiuti per famiglie e imprese. In Italia “c’è spazio fiscale per ulteriori misure di supporto, con prudenza, certamente, ma lo spazio è collegato, credo, alla capacità che il governo ha dimostrato in queste settimane e mesi di collegare misure di supporto – che devono sempre mirate e temporanee – a delle fonti di entrate”, ha detto. “Il che è stato fatto con tagli temporanei di alcuni programmi e misure di tassazione straordinarie sugli extra profitti energetiche“. Al contrario “Se queste misure venissero prese con scostamenti di bilancio penso che la prudenza sarebbe meno considerata ma il governo ha più volte sottolineato di condividere questo punto di vista”, ha sottolineato l’ex premier.

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