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Milano, parassita di origine asiatica infesta gli alberi lombardi: cos’è e come si riconosce il Takahashia japonica

Appartenente alla famiglia delle Coccidae, prende la forma di anelli bianchi (dai 4 ai 5 centimetri) che penzolano dai rami degli alberi infetti: l'insetto, che ha iniziato la sua colonizzazione in Italia 5 anni fa, si nutre perlopiù di linfa, ma essendo polifago riesce a mangiare diverse sostanze e colpisce varie tipologie di piante

Un insetto di origine asiatica, chiamato Takahashia japonica, sta infestandando gli alberi milanesi: il parassita, che proviene da una specie appartenente alla famiglia delle Coccidae, prende la forma di anelli bianchi (dai 4 ai 5 centimetri) che penzolano dai rami degli alberi infetti. Avvistato per la prima volta in Giappone a fine ‘800 su alcuni alberi di Gelso, nel 2017 il Takahashia japonica è stato segnalato in Europa, precisamente in un parco di Cerro Maggiore, nel milanese. In Lombardia il parassita è stato avvistato su aceri, albizia, albero di giuda, carpino bianco, gelso nero e bianco, bagolaro e liquidambar: su Partecipami.it è stata creata una mappa dove i cittadini che avvistano il Takahashia japonica possono segnalarlo con foto e descrizioni dell’insetto.

Il parassita, che ha iniziato la sua colonizzazione in Italia 5 anni fa, si nutre perlopiù di linfa, ma essendo polifago riesce a mangiare diverse sostanze e colpisce varie tipologie di piante. Stando alle prime analisi condotte dal Ersaf lombardo – ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste – emerge che l’insetto compie una sola generazione all’anno. Gli anelli bianchi, che al loro interno contengono migliaia di uova, vengono prodotti dalle femmine adulte nella stagione primaverile: a fine maggio gli esemplari appena nati escono dalle uova e si spostano sulle foglie, da cui si alimentano fino ad ottobre succhiandone la linfa. In autunno, si spostano nuovamente per tornare sui rami, continuando ad alimentarsi con la linfa. Più linfa il parassita riesce ad estrarre dall’albero su cui si trova, più ingente sarà il danno procurato alla pianta: tra gli effetti più evidenti ci sono il disseccamento di foglie e di giovani rami, ma i danni maggiori sono “causati dalle neanidi di prima età che si posizionano sui giovani germogli delle foglie e sulle gemme fiorali, provocandone il disseccamento e la caduta e di conseguenza anche la mancata produzione dei frutti”.

Un “aiuto naturale” nel contrasto alla Takahashia, segnala l’Ersaf, sono le coccinelle – per questo motivo nei parchi, si legge nella nota, “potrebbe essere utile procedere al rilascio inondativo di specie allevate in biofabbriche per il controllo biologico”.Gli esperti consigliano di intervenire contro il parassita potando i rami più giovani degli alberi su cui si segnalino gli “anelli bianchi”.

Foto in copertina di Keisotyo自分で撮影, CC BY-SA 4.0. Fonte: Wikipedia